[ZEUS News - www.zeusnews.it - 04-09-2018]
Gli smartwatch possono apparire soltanto come una moda, ma almeno due persone sono grate di aver avuto al polso un Apple Watch e non un normale orologio.
Il caso più recente è quello di Adam Love, un ventiquattrenne australiano che stava tranquillamente dormendo con l'Apple Watch al polso quando è stato svegliato da un allarme: era l'orologio intelligente che lo avvisava di un aumento pericoloso dei suoi battiti cardiaci.
Era infatti arrivato a 140 battiti al minuto, quando in condizioni normali tale valore si aggira intorno ai 60 battiti al minuto.
Adam ha deciso così da recarsi in ospedale per una visita, dove gli hanno scoperto una malformazione cardiaca congenita presente in lui dalla nascita ma che fino a quel momento non era stata notata: in pratica, aveva un "buco" nel cuore che gli causava quegli scompensi.
Ulteriori esami hanno permesso di identificare la presenza di un problema circolatorio aggiuntivo e di prendere la decisione di intervenire chirurgicamente per risolvere definitivamente la situazione.
Uscito dalla sala operatoria, Adam ha dichiarato ai giornalisti presenti per raccontare la sua curiosa storia di essere contento di aver deciso di dormire con indosso l'Apple Watch, un'abitudine che può avergli salvato la vita.
«Non credo che ora potrei vivere senza. Mi piace per la comodità che mi offre, ma anche perché ha rilevato un fatto medico di cui non avevo alcuna idea, e perché forse mi ha salvato la vita» ha commentato l'uomo, durante la convalescenza.
Quello di Adam Love non è però l'unico caso di un intervento salvavita da parte dello smartwatch.
Alcuni mesi fa un sessantaduenne canadese, Dennis Anselmos, si trovava al lavoro quando ha iniziato a sentirsi poco bene. Credendo di avere soltanto un po' d'influenza e non volendo disturbare i colleghi, stava progettando di tornarsene a casa. Quando però ha consultato l'orologio (anche in questo caso un Apple Watch), ha scoperto di avere una pressione sanguigna molto alta e battiti molto accelerati (210 battiti al minuto).
Ha così chiamato il numero di emergenza; i paramedici hanno identificato i segni di un attacco cardiaco in corso, ma il rapido intervento ha permesso a Dennis Anselmos di sopravvivere a quella che sarebbe potuta essere una situazione fatale.
I dottori gli hanno poi spiegato che «se fossi andato a casa e mi fossi messo a dormire - come fanno in molti - probabilmente avrei avuto un altro attacco, magari nel cuore della notte. Ed è il secondo attacco, per lo più, che uccide».
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