Il gaming disorder è stato inserito nel manuale ICD-11.
[ZEUS News - www.zeusnews.it - 01-06-2019]
Alla settantaduesima assemblea globale, l'Organizzazione Mondiale della Sanità ha aggiunto una nuova malattia all'International Statistical Classification of Diseases and Related Health Problems (ICD-11): il gaming disorder (disturbo da gioco).
La sua inclusione era in discussione sin dallo scorso anno e aveva suscitato diverse polemiche (non tutti erano d'accordo) ma ora la decisione è stata presa: da quando entrerà in vigore la classificazione (1 gennaio 2022) il gaming disorder sarà riconosciuto come disturbo.
Il gioco in questione non è quello d'azzardo, che ha già una sua trattazione, ma il videogioco o gioco digitale; il disturbo può essere diagnosticato quando per 12 mesi (ma il tempo necessario può anche essere inferiore se le condizioni sono particolarmente gravi) si manifestano tre sintomi.
Il primo consiste in uno scarso controllo sulle attività di gioco stesse: durata, intensità, frequenza e via di seguito permettono di capire se uno si sta semplicemente dedicando a un passatempo oppure soffra di qualche problema.
Il secondo è definito come «priorità crescente assegnata al gioco al punto tale che il gioco stesso ha la precedenza su interessi vitali e attività quotidiane» mentre il terzo comprende «la continuazione o l'aumento dell'attività di gaming nonostante il verificarsi di conseguenze negative».
Non si tratta, insomma, di passare banalmente troppo tempo davanti allo schermo, ma di causare conseguenze verificabili negli ambiti «personale, familiare, sociale, educativo, occupazionale» e in altri egualmente importanti.
Come spiega il dottor John Jiao via Twitter, «La VGA [Video Gaming Addiction - Dipendenza da VideoGiochi, NdR] non riguarda il numero di ore passate a giocare. C'è quando il gioco ha la precedenza sulla salute, sull'igiene, sulle relazioni, sulla gestione delle finanze etc. Il gioco in sé non è un disturbo».
Ed è sempre il dottor Jiao a spiegare il motivo per cui l'OMS ha deciso di inserire questo disturbo nel manuale: convincere le assicurazioni sanitarie a pagare le terapie necessarie a risolverlo.
Dato che si tratta di un disturbo specifico che può non rientrare in altre categorizzazioni né essere associato ad altri disturbi riconosciuti, un'assicurazione - in quei Paesi dove avere un'assicurazione è praticamente l'unico modo di accedere alle prestazioni sanitarie senza ricoprirsi di debiti enormi - può rifiutarsi di pagare se detto disturbo non è indicato in un manuale ufficiale.
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