C'è chi vorrebbe che la UE bocciasse l'operazione, ma la rete unica è la soluzione adottata anche lì.
[ZEUS News - www.zeusnews.it - 05-09-2020]
In questo momento in Italia sta crescendo il club di quanti tifano contro la fusione tra la rete di Open Fiber e quella di Tim, invocando uno stop delle autorità europee.
Certamente una bocciatura è sempre possibile, anche se è più probabile l'imposizione o almeno il suggerimento di misure particolari per autorizzare la fusione, come succede per esempio nel caso delle grandi fusioni bancarie.
Un «no» secco sarebbe però incomprensibile: fino al 2016 Open Fiber non esisteva, eppure a quel tempo le autorità europee non hanno mai trovato nulla da obiettare al monopolio di Tim in fatto di rete in fibra e di rete in rame.
Hanno sempre chiesto - è vero - che la gestione della rete da parte di Tim non costituisse uno svantaggio per i suoi concorrenti, ossia che la gestione delle reti rimanesse separata dalla vendita dei servizi, e ciò è stato progressivamente realizzato con l'approvazione dell'Unione Europea.
Per la UE, quindi, la vera questione non è mai stata quella relativa alla proprietà della Rete, ma quella riguardante le garanzie e i controlli necessari a favorire la concorrenza.
Infatti in Europa - per esempio in Francia, in Germania, in Spagna - il gestore maggiore delle Tlc - cioè l'ex monopolista, che nel caso tedesco e francese è ancora controllato a maggioranza dallo Stato - è anche il proprietario della rete in fibra e della rete a banda larga. Lo stesso avviene nella extracomunitaria Svizzera.
La soluzione adottata per Tim e Open Fiber si può ovviamente criticare, ma è dunque inutile invocare inopportuni e inappropriati interventi europei.
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