Cassa Depositi e Prestiti potrebbe però salvare il progetto, senza mettere in imbarazzo il governo davanti a Bruxelles.
[ZEUS News - www.zeusnews.it - 09-05-2021]
Nelle prime settimane di maggio, il titolo Tim in Borsa ha subito un discreto calo.
Il motivo? Nell'edizione definitiva del Recovery Plan inviata da Draghi a Bruxelles sarebbe sparito, nel fondamentale capitolo dedicato alla cablatura dell'intero Paese e all'accelerazione della digitalizzazione, ogni riferimento a una società unica della Rete guidata da Tim.
Non poteva essere diversamente: le autorità europee avevano fatto sapere da tempo che non vedevano di buon occhio un impegno diretto del governo italiano a favore di una soluzione che prevedesse una rete unica gestita da Tim.
Evitando di citare tale possibilità nel documento, il governo ha così scongiurato un difficile scontro con Bruxelles, in un momento peraltro tanto delicato e cruciale.
Non ci sarà alcun impegno diretto della politica, quindi, ma niente proibisce a Tim, un soggetto privato, di continuare nella costruzione finanziaria, gestionale, e operativa della società per la rete unica, come ha affermato di voler fare l'amministratore delegato Luigi Gubitosi.
A complicare la situazione c'è poi la recente uscita di Enel da Open Fiber, di cui deteneva il 50%. Resta, però, la Cassa Depositi e Prestiti, controllata dallo Stato e presente anche in TIM, dove figura fra gli azionisti più pesanti.
Solo un'eventuale uscita di CDP dal capitale di Tim potrebbe segnare davvero la fine del progetto di rete unica; la sua importante presenza nella compagine azionaria è invece un chiaro indizio circa l'intento del governo Draghi di favorirlo indirettamente e senza creare controversie sul ruolo diretto dello Stato, oltre che di non rinunciare a Tim.
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