Cassandra Crossing/ Bibliotecari e informatici in lotta per un mondo migliore.
[ZEUS News - www.zeusnews.it - 13-10-2020]
Il lavoro di un bibliotecario non ha certo la reputazione di essere particolarmente interessante; Cassandra, al contrario, fin da quando frequentava la biblioteca comunale ne è sempre stata affascinata. E più passano gli anni più si rende conto di quanto la conservazione dell'esistente e del passato sia una condizione necessaria per costruire il futuro.
Certo, lottare per un futuro migliore in situazioni contingenti e popolari è più facile, più interessante ed evidentemente anche più alla moda. Interessarsi, e magari addirittura preoccuparsi di cose passate, senza nemmeno la "scusa" di essere uno storico, sembra invece particolarmente noioso e inutile.
Al contrario, con un ragionamento che parte da lontano, proprio una di quelle digressioni che a Cassandra e ai suoi 24 irriducibili lettori piacciono tanto, si può arrivare facilmente a scoprire novità poco note ma molto interessanti, a cui potrebbe addirittura venir voglia di partecipare attivamente.
L'informatica è una scienza giovane; infatti anche se le sue radici sono vecchie di oltre due secoli, i suoi impieghi sono stati ben poco significativi dai tempi di Charles Babbage e Ada Lovelace (1822) fino alla nascita del primo computer programmabile Z3 tedesco (1941). Anche successivamente, fino a quando il computer sono rimasti comunque chiusi in pochi laboratori, la loro importanza per la scienza e l'industria è stata significativa, ma per la generalità della popolazione no.
Poi nel 1965 è nato il primo personal computer, l'italiano Olivetti Programma 101 (P101 o Perottina); dopo la distruzione della divisione elettronica di Olivetti, fortemente voluta dalla politica italiana e americana, nel 1971 è nato il secondo "primo" personal computer (Altair 8800); ecco che due secoli abbondanti di storia dell'informatica si riducono a 49 anni.
Sì, perché la disponibilità di un computer sul tavolo di ogni studente ha permesso alla cultura di esprimersi non solo come linguaggio parlato e scritto, ma anche nella forma di una lingua nuova, la lingua parlata con il computer e tra computer per esprimere concetti e algoritmi, un linguaggio che da potenza diveniva atto.
Il motivo per cui la disponibilità per tutti di un linguaggio non solo descrittivo ma eseguibile è importante, anzi rivoluzionario l'ha riassunto Lawrence Lessig nella sua famosa massima "Nel ciberspazio solo il software è legge". Si tratta di un concetto la cui importanza è evidente, oggi che la nostra vita si svolge a metà tra mondo materiale e mondo informatico.
Sì, perché un linguaggio per computer è qualche cosa di attivo, con cui puoi trasmettere la tua volontà a un computer, che a sua volta può imporla ad altri; abbastanza per temere tante piccole Skynet, e quindi per preoccuparsi di un'etica dell'ancora in fasce intelligenza artificiale.
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Dalla Biblioteca di Alessandria ai floppy disk
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