L'intero Consiglio d'istituto ha dovuto dimettersi.
[ZEUS News - www.zeusnews.it - 23-02-2021]
Che sia accaduto non è poi così strano: quanti sono i commessi che, in privato, si lamentano dei clienti? O gli insegnanti che fanno lo stesso nei confronti dei genitori dei propri alunni? O gli informatici che raccontano disavventure tragicomiche sugli utonti?
Finché le interazioni erano pressoché soltanto faccia a faccia, ciò che veniva detto durante un'assemblea, o una riunione, o un incontro informale alla macchinetta del caffè, lì restava, e si poteva far finta che cose del genere non succedessero.
Ora però che buona parte delle attività ha dovuto spostarsi online, quando non si prendono le dovute precauzioni quello che un tempo era il "normale" pettegolezzo da ufficio diventa un modo per perdere rapidamente la faccia, quando non addirittura il proprio incarico.
Alcuni giorni fa il Consiglio di istituto della scuola elementare del distretto di Oakley (California, USA) si è riunito su Zoom, come è normale da un anno in qua.
Prima che la riunione iniziasse ufficialmente, i partecipanti hanno iniziato a chiacchierare della situazione scolastica, lasciandosi andare di tanto in tanto anche a qualche commento molto poco positivo (e, a dire il vero, anche a qualche insulto) nei confronti di alcuni dei genitori dei loro alunni.
Il guaio è che chi aveva organizzato l'incontro online non aveva provveduto a renderlo privato: così Bigad Shabad, giornalista della NBC, ha potuto parteciparvi e sentire tutto ciò che veniva detto. E pubblicarlo poi in diretta su Twitter.
La maldicenze e i pettegolezzi degli insegnanti hanno immediatamente attirato l'attenzione e portato all'indignazione quanti si sono riconosciuti nei commenti - spesso un po' meschini - che venivano fatti.
«Se la prendono con noi perché rivogliono la loro babysitter» ha per esempio detto la presidentessa del Consiglio, lamentandosi di come i genitori non sopportino che le scuole restino chiuse e allo stesso tempo non ci sia nessuno a cui affidare i loro figli.
«Mio fratello consegna marijuana medica a domicilio e tra i suoi clienti ci sono genitori di alcuni degli alunni» ha commentato un altro, ipotizzando che fosse questa la spiegazione della volontà dei genitori di avere i figli fuori di casa.
Un'insegnante, poi, che sui social network era stata criticata da un genitore per aver partecipato a una festa (dopo aver affermato che non era sicuro tornare a scuola in presenza) se n'è uscita con un «Stro**a, se fai la spia ti faccio il c***!».
A dire il vero, prima di dare sfogo a tutta la sua stizza, aveva chiesto «Siamo soli?» ma non ha avuto la pazienza di attendere una risposta.
Se avesse atteso qualche minuto, infatti, avrebbe visto la presidentessa accorgersi di come la riunione non fosse riservata: tutto ciò che avevano detto era ormai di dominio pubblico.
A quel punto era però ormai tardi per qualunque scusa. Una petizione per chiedere le dimissioni dell'intero Consiglio è stata subito lanciata, e ha superato rapidamente le 7.000 firme. L'effetto è stato immediato: i consiglieri si sono dimessi in massa.
«Ci dispiace profondamente dei commenti fatti durante la seduta del Consiglio. Sappiamo che è nostra responsabilità dare l'esempio per quanto riguarda la condotta che ci aspettiamo dal personale e dagli studenti, e che abbiamo l'obbligo di costruire la fiducia verso il Distretto. I nostri commenti hanno danneggiato entrambi gli scopi, e perciò vi porgiamo le nostre scuse più sincere» hanno fatto sapere, con un comunicato ufficiale, gli ormai ex-consiglieri.
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