Secondo una causa in corso negli USA, la responsabilità sarebbe dell'azienda, che assegna agli autisti obiettivi irrealizzabili.
[ZEUS News - www.zeusnews.it - 17-11-2021]
Lo scorso marzo, alla periferia di Atlanta (USA), s'è verificato un brutto tamponamento, che ha portato alla perdita dell'uso delle gambe e delle braccia da parte di una delle persone coinvolte.
Ans Rana era seduto sul sedile del passeggero sulla Tesla Model S del fratello e stava viaggiando verso la capitale della Georgia quando in vista è apparso un veicolo in panne; il guidatore, avendolo notato per tempo, ha rallentato gradualmente fin quasi a fermarsi. Il furgone che sopraggiungeva da dietro, invece, non ha dato alcun segno di voler frenare.
Ha così travolto la Tesla, sbalzandola violentemente sulla sinistra fino a farle invadere la corsia del senso di marcia opposto e portandola così a scontrarsi con un'altra auto - una Toyota Corolla - che arrivava da quella direzione: è in questo schianto che Rana ha riportato le lesioni alla spina dorsale che tuttora gli impediscono di muovere le gambe e le braccia.
Il furgone apparteneva a un corriere privato, la Harper Logistics, ma effettuava consegne per conto di Amazon. Così, la famiglia Rana ha deciso di far causa al gigante dell'e-commerce.
Secondo l'accusa, infatti, li guidatore del furgone procedeva a circa 20 km/h oltre il limite non perché avesse una particolare passione per la velocità o la guida pericolosa, ma perché le stringenti regole imposte e i controlli capillari esercitati da Amazon nei suoi confronti così lo obbligavano.
Amazon - spiegano i documenti depositati in tribunale - sorveglia da vicino i fattorini che, pur guidando veicoli con il logo Amazon e indossando uniformi marchiate Amazon, in realtà sono dipendenti di un'azienda terza: lo fa attraverso l'app per smartphone Amazon Flex, e grazie ai sensori presenti in cabina è conscia di quanto accade in ogni momento.
A detta dei Rana, Amazon tiene sott'occhio«la velocità, le frenate, l'accelerazione, le svolte, l'uso delle cinture di sicurezza, le telefonate, e i messaggi» sfruttando telecamere installate nel veicolo e algoritmi di intelligenza artificiale capaci anche di rilevare se un autista stia sbadigliando.
I corrieri che accettano di lavorare per Amazon - sostiene sempre l'accusa - sono spinti più a essere rapidi che a guidare in modo sicuro; se paiono troppo lenti, un dipendente di Amazon invia loro un messaggio per sollecitarli, obbligandoli a soddisfare «aspettative pericolose e irrealizzabili».
Ans Rana nella causa coinvolge naturalmente anche Harper Logistics, il guidatore del furgone e l'assicurazione della società di spedizioni, ma l'unica che mai potrebbe compensare l'uomo, le cui spese mediche hanno già superato i 2 milioni di dollari, è Amazon: l'assicurazione di Harper arriva al massimo a coprire un milione, la società non è nemmeno proprietaria dei veicoli (che sono degli autisti), e il guidatore che ha materialmente causato l'incidente è un ventitreenne che guadagna 15 dollari l'ora.
Amazon, che solo nell'ultimo trimestre ha registrato profitto per 3 miliardi di dollari, non avrebbe problemi a rimborsare Ans Rana, ma resta da vedere se la tesi della parte lesa verrà accolta: la portavoce Maria Boschetti ha già ribattuto che il gigante «si impegna a garantire la sicurezza degli autisti» e che «impone aspettative realistiche, che non mettono sotto pressione i guidatori».
La questione, ora, passa nelle mani della giustizia.
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