Film, serie TV e musica nel mirino di Piracy Shield: AGCOM contro la pirateria digitale



[ZEUS News - www.zeusnews.it - 03-08-2025]

agcom piracy shield esteso
Foto di Logan Weaver.

L'Autorità per le Garanzie nelle Comunicazioni (AGCOM) ha approvato le modifiche al Regolamento sul diritto d'autore online, estendendo l'uso della piattaforma Piracy Shield al contrasto della diffusione illegale di film, serie TV, programmi di intrattenimento e contenuti musicali, oltre agli eventi sportivi per cui era stata inizialmente progettata. La delibera 47/25/CONS, in attesa di pubblicazione ufficiale, entrerà in vigore il 15 settembre 2025 e consentirà di bloccare l'accesso a siti e servizi che trasmettono contenuti pirata entro 30 minuti dalla segnalazione. Questa espansione, soprannominata Piracy Shield 2.0, integra le disposizioni del decreto Omnibus, del Digital Services Act (DSA) e del Testo unico sui servizi di media audiovisivi, ma ha sollevato critiche da parte della Commissione Europea e di associazioni come la Computer & Communications Industry Association per possibili violazioni delle normative UE e rischi di overblocking.

Piracy Shield, operativo dal 1 febbraio 2024, è stato inizialmente concepito per contrastare lo streaming illegale di eventi sportivi, in particolare le partite di calcio della Serie A, bloccando indirizzi IP e nomi di dominio segnalati dai titolari dei diritti, come DAZN e Sky, entro mezz'ora. Secondo i dati AGCOM, in 10 mesi di attività la piattaforma ha oscurato 30.000 siti e oltre 6.000 indirizzi IP, dimostrando una certa efficacia ma anche errori significativi, come il blocco accidentale di Google Drive nell'ottobre 2024 e di un IP legato a una CDN nel dicembre dello stesso anno, che ha temporaneamente oscurato siti legittimi.

Le nuove modifiche ampliano l'ambito delle "ingiunzioni dinamiche" a tutti i titolari di eventi dal vivo e ai produttori di contenuti audiovisivi e musicali, che potranno accreditarsi a Piracy Shield direttamente o tramite associazioni antipirateria come la FAPAV (Federazione per la Tutela delle Industrie dei Contenuti Audiovisivi e Multimediali). Il sistema funziona bloccando la risoluzione DNS dei nomi di dominio e l'instradamento del traffico verso indirizzi IP associati a contenuti illeciti, con ordini che si estendono a provider di servizi Internet, servizi di caching, VPN, DNS pubblici e motori di ricerca. La rapidità di intervento entro 30 minuti è pensata per tutelare in particolare le prime visioni cinematografiche, le trasmissioni in diretta di concerti e programmi TV e i contenuti musicali. Non è ancora certo se Piracy Shield possa colpire direttamente siti che offrono cataloghi pirata on-demand come i cloni di Netflix, o se si limiterà a trasmissioni live e prime visioni, definite come il periodo di disponibilità iniziale di un contenuto (circa due mesi).

Le modifiche al regolamento impongono ai segnalatori di agire con «massima diligenza e rigore» per evitare l'overblocking, ovvero il blocco accidentale di siti legittimi, con la possibilità di sospensione dell'accreditamento in caso di violazioni. AGCOM consente inoltre ai segnalatori di richiedere lo sblocco di risorse non più illecite e prevede che i blocchi attivi da oltre sei mesi possano essere revocati. La piattaforma ha suscitato critiche per la sua rapidità: come ha scritto la Commissione Europea in una lettera inviata al governo italiano a giugno 2025, potrebbe violare il l'articolo 9 del Digital Services Act per la mancanza di garanzie procedurali e limitare la libertà di espressione. La CCIA, che rappresenta colossi come Google, Apple e Meta, ha denunciato l'assenza di trasparenza, il rischio di blocchi eccessivi e l'inefficacia dei blocchi DNS e IP, facilmente aggirabili tramite VPN o cambi di indirizzo.

Un ulteriore punto di tensione riguarda i costi operativi. La piattaforma, inizialmente "donata" dalla Lega Serie A ad AGCOM tramite SP Tech (controllata dallo Studio Previti). Essa richiede investimenti significativi per ISP, provider VPN e DNS, senza meccanismi di indennizzo chiari. Secondo quanto riportato da Repubblica, la versione 2.0 potrebbe costare allo Stato 2 milioni di euro all'anno, con il rischio che i costi siano trasferiti agli utenti finali, anche quelli che non consumano contenuti pirata. A questo panorama occorre aggiungere la proposta di legge avanzata da Fratelli d'Italia e Lega, previssa in discussione a settembre 2025, che punta a triplicare le sanzioni per gli utenti che accedono a contenuti illegali, con multe fino a 16.000 euro; ciò ha suscitato critiche da associazioni per i diritti digitali, che temono un approccio troppo punitivo verso i consumatori.

Dal punto di vista tecnico, Piracy Shield si basa su un sistema di segnalazioni automatizzate che generano ticket per i provider, ma la sua dipendenza da blocchi DNS e IP è stata criticata per la facilità con cui può essere aggirata. La commissaria AGCOM Elisa Giomi, in dissenso con la maggioranza, ha peraltro più volte chiesto la sospensione della piattaforma per i suoi malfunzionamenti, evidenziando il conflitto di interessi con la Lega Serie A che trae benefici diretti dal sistema.

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© RIPRODUZIONE RISERVATA

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Commenti all'articolo (1)

{kertra}
Sempre peggio. Quando si da una tecnologia avanzata a dei bambocci, questi la useranno in maniera infantile, naturalmente repressiva, perché per prevenire bisogna essere maturi, cioè adulti.
3-8-2025 17:17

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