L'ex regina della fotografia non ha saputo cavalcare la rivoluzione digitale, e ora è nei guai.
[ZEUS News - www.zeusnews.it - 13-08-2025]
Eastman Kodak, azienda che ha segnato la storia della fotografia per oltre 133 anni, si trova ad affrontare una crisi finanziaria che ne minaccia la sopravvivenza. Secondo un recente rapporto depositato presso l'americana Securities and Exchange Commission (SEC), Kodak ha dichiarato di non disporre della liquidità necessaria o di finanziamenti garantiti per far fronte a circa 500 milioni di dollari di obbligazioni debitorie in scadenza a maggio 2026. Questa situazione, come evidenziato dal Chief Accounting Officer Richard Michaels, solleva «sostanziali dubbi sulla capacità dell'azienda di continuare a operare». La notizia ha fatto crollare le azioni di Kodak di oltre il 25% in un solo giorno.
Nel dettaglio, il secondo trimestre del 2025 ha visto Kodak registrare ricavi per 265 milioni di dollari, in calo dell'1% rispetto ai 267 milioni dello stesso periodo nel 2024. Ancora più preoccupante è la perdita netta di 26 milioni di dollari, un netto peggioramento rispetto all'utile di 26 milioni registrato l'anno precedente: un calo del 200%. Questi dati, combinati con un flusso di cassa operativo negativo di 38 milioni di dollari nel primo trimestre 2025 (contro un flusso positivo di 17 milioni nel 2024), evidenziano una situazione di crescente tensione finanziaria. Secondo un'analisi di Panabee, il debito totale dell'azienda ammonta ormai a circa 475 milioni di dollari, con ulteriori 220 milioni di dollari in azioni privilegiate che devono essere rimborsate entro il 2026. La liquidità disponibile, pari a 158 milioni di dollari al 31 marzo 2025, è scesa rispetto ai 201 milioni di fine 2024, aggravando il problema.
Kodak sta cercando di affrontare questa crisi con alcune misure strategiche. Una delle principali iniziative riguarda la possibile cessazione del suo piano pensionistico da 3,5 miliardi di dollari (Kodak Retirement Income Plan, KRIP). L'azienda prevede di generare tra 530 e 585 milioni di dollari dalla vendita di asset legati al piano, come partecipazioni in private equity, con accordi già siglati con acquirenti come Mastercard Foundation per 764,4 milioni di dollari. Questi fondi potrebbero alleviare parte della pressione finanziaria, ma la loro tempistica e certezza rimangono incerte. Inoltre, Kodak sta investendo in nuovi settori, come la produzione di reagenti diagnostici regolati dalla FDA in un nuovo stabilimento cGMP, e continua a puntare sul settore della stampa commerciale e dei materiali avanzati, come sottolineato dal CEO Jim Continenza nei risultati del primo trimestre 2025.
La lunga storia di Kodak è segnata da una parabola di successi e difficoltà. Fondata nel 1880 da George Eastman, l'azienda ha dominato il mercato fotografico per gran parte del XX secolo, controllando negli anni '70 il 90% delle vendite di pellicole e l'85% di quelle di fotocamere negli Stati Uniti. La transizione al digitale si è però rivelata fatale: nonostante Kodak abbia inventato la prima fotocamera digitale nel 1975, la riluttanza a investire in questa tecnologia per paura di cannibalizzare il business delle pellicole ha aperto la strada a concorrenti come Fujifilm. Nel 2012, Kodak ha dichiarato bancarotta con debiti per 6,75 miliardi di dollari, emergendo nel 2013 come un'azienda focalizzata sulla stampa commerciale, il packaging e le license. Negli ultimi anni ha esplorato settori diversi, dai farmaci durante la pandemia (un progetto poi interrotto da controversie) alla moda, con 120 negozi di abbigliamento a marchio Kodak in Corea del Sud.
L'aumento dei costi delle materie prime come l'alluminio e l'impatto delle tariffe introdotte dall'amministrazione Trump, che colpiscono i prodotti manifatturieri negli Stati Uniti, stanno ulteriormente complicando la situazione. Inoltre, l'azienda deve affrontare contenziosi legali in Brasile e passività ambientali legate all'Eastman Business Park, che potrebbero costare fino a 99 milioni di dollari. La decisione di non pagare dividendi sulle azioni ordinarie, come indicato da Panabee, riflette la necessità di preservare la liquidità per affrontare le obbligazioni in scadenza.
Il futuro di Kodak dipende insomma dalla capacità di gestire queste scadenze debitorie e di generare flussi di cassa positivi. Se da un lato l'azienda mostra ottimismo, puntando su iniziative come il KRIP e gli investimenti in nuovi settori, dall'altro la mancanza di finanziamenti garantiti e il deterioramento delle performance finanziarie destano preoccupazione. L'impressione generale è che il declino di Kodak non sia stato solo una questione di tecnologia mancata, ma anche di un modello di business incapace di adattarsi ai cambiamenti del mercato. La domanda ora è se Kodak riuscirà a riscrivere il proprio futuro o se, dopo 133 anni, la sua storia volgerà al termine.
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