Cassandra Crossing/ La bolla finanziaria creata dalle false Intelligenze Artificiali esiste realmente e può esplodere. L'idea possiede un discreto seguito: quali sono i segnali rivelatori più trascurati?
[ZEUS News - www.zeusnews.it - 10-11-2025]

Non è la prima volta che Cassandra vi intrattiene con le sue considerazioni sugli aspetti finanziari del folle mondo degli LLM (Large Language Models), spacciati per Intelligenze Artificiali. Lo ha fatto di recente in questo articolo, concentrandosi sugli effetti che l'inevitabile esplosione della bolla finanziaria avrà sul resto del mondo, finanziario e non. Cassandra ha già preparato e messo da parte abbastanza popcorn per potersi godere lo spettacolo (si fa per dire) appena inizierà. Dopo aver sistemato anche le piccolezze che la riguardavano direttamente - vendendo la casa che possedeva all'interno delle mura della sua città natale e le azioni della pro-loco - Cassandra non riesce a stare con le mani in mano.
Per cui oggi vi racconterà, o meglio riassumerà, alcuni fatterelli delle ultime settimane che confermano la sua profezia di base. Riassumendo gli antefatti in termini sinteticissimi, la bolla è nata a causa della vendita degli LLM come olio di serpente universale: cioè un prodotto inesistente, popolarissimo solo per la sua fascinazione, dovuta non solo ad abili piazzisti ma anche al potentissimo "effetto Eliza". Di fronte a un prodotto che non riesce più a migliorare (avendo già ingoiato tutti i dati del mondo) e a risultati finanziari così in rosso da far salire il sangue agli occhi anche a un anziano monaco buddista, da tempo sono stati intrapresi una serie di tentativi "pneumatici", alcuni anche molto originali, per tentare di sostenere la bolla ed impedirle di sgonfiarsi.
Dopo "l'oggetto finale" concepito a suon di miliardi da Sam Altman e Jony Ive, di cui non esiste nemmeno un'ecografia, adesso il boss di OpenAI se ne è uscito con un'iniziativa originalissima ma in questo contesto scontata. Quale? Quella di dichiarare candidamente che la sua azienda non contrasterà, ma anche asseconderà e sfrutterà, un fenomeno tanto antico quanto ben noto e già da tempo comunque in atto anche nell'IA: il porno. Ha perfettamente ragione, perché il trionfo o la scomparsa di intere tecnologie e aziende è stata decisa proprio dal loro assecondare o contrastare l'avvento del porno nel proprio nascente settore. Il caso più eclatante e ricordato è stato l'affermazione dello standard VHS delle videocassette, prodotto inferiore rispetto ai concorrenti Betamax e Video2000, tecnicamente superiori ma proposti da aziende più perbeniste.
Dopo aver strappato un sorriso, consideriamo anche l'intensificarsi di annunci di compravendita, da centinaia di miliardi di dollari ciascuno, di cose inesistenti e che in ogni caso non potrebbero esistere prima di un decennio. Gli immensi datacenter, cattedrali delle false AI, in teoria possono essere costruiti in un paio d'anni; ma questo a condizione che esistessero i pezzi necessari per costruirli. Oltre che delle ormai famose GPU ed NPU, i datacenter sono fatti anche di più banali e prosaici cavi, schede di rete, server, ma soprattutto di moduli di memoria RAM e dischi meccanici o SSD. Questi banali oggetti sono oggi prodotti nella quantità necessaria per soddisfare la domanda del mercato pre-bolla, ma la loro produzione non potrà mai salire di molto se non in tempi di cinque anni o più. Quindi comprare e vendere datacenter da realizzare subito o quasi equivale a comprare e vendere fumo.
Ma non basta; i datacenter consumano quantità fantasiose di energia elettrica, che attualmente sono erogate da centrali elettriche e reti di distribuzione già in affanno per tentare di soddisfare le normali utenze odierne. Eppure le Big AI prenotano, comprano e rivendono gigawatt di potenza elettrica aggiuntiva che semplicemente non esistono - e che non esisteranno per almeno un decennio e probabilmente oltre. Il tempo necessario per progettare, autorizzare, produrre, installare e accoppiare alla rete elettrica una nuova centrale nucleare (cioè la risposta ottimale alla richiesta di potenza elettrica 24x7x365) non è mai stata inferiore a 10 anni; di solito è stata superiore.
L'unico altro modo di produrre potenza elettrica continua è quello di realizzare una centrale a carbone. I tempi necessari scendono leggermente, collocandosi comunque nel range tra 5 e 10 anni, più 10 che 5. Questo avviene però al costo delle devastazioni ambientali per estrarre il carbone e smaltirne le ceneri, dell'accelerazione della catastrofe climatica e del prezzo in vite umane 100 volte superiore che la produzione di energia elettrica dal carbone causa rispetto al nucleare, al fotovoltaico e all'eolico. Addirittura la fantasia di chi governa attualmente la bolla degli LLM si spinge fino a proporre di riattivare qualcuna delle rare centrali nucleari dismesse, ormai spente da più di un decennio; l'idea può sembrare buona ma è un'impresa mai tentata prima che richiederebbe attività di ricerca, verifica, ispezione, normazione e certificazione di entità e durata ignote.
Spero che nessuno proponga, nemmeno di sfuggita, di usare per i datacenter energie rinnovabili e sistemi di accumulo; a costoro potrei solo consigliare di acquisire almeno i concetti fondamentali di fisica e di ingegneria delle reti elettriche e dei relativi costi.
Già, le reti elettriche. Non se ne parla molto, se non in occasione dei sempre più frequenti blackout di intere nazioni. Si tratta di strutture complesse e colossali, più grandi e costose delle centrali che le alimentano. Anche queste strutture andrebbero potenziate moltissimo - se non addirittura ricostruite - per reggere i carichi aggiuntivi dei datacenter, insieme a quelli provocati dall'aumento della domanda industriale e civile. A parte montagne di soldi veri in quantità introvabile, anche qui ci vogliono decenni.
Ma allora di cosa stiamo parlando, se non esistono reali possibilità né ingegneristiche né finanziarie di realizzare queste necessarie risorse, che tuttavia vengono compravendute con grandi fanfare mediatiche quasi quotidianamente? Dell'unica spiegazione logica di questi annunci. Un gruppo di aziende triliardarie, in parte quotate in borsa e in parte no, hanno realizzato una loro economia interna circolare in cui si vendono, si comprano e si garantiscono tra loro forniture da centinaia di miliardi: ufficialmente dovrebbero servire a sostenere le magnifiche sorti e progressive degli LLM spacciati come Intelligenze Artificiali e destinati a un successo planetario; invece nella quasi totalità dei casi non saranno mai realizzate.
Questo avviene in mezzo agli osanna dei media e di stuoli di famuli che ne vedono - magari giustamente - un'occasione per i loro piccoli business, sostanzialmente altrettanto truffaldini. I grossi fondi di investimento che hanno buttato dentro questo carosello migliaia di miliardi, dopo anni stanno cominciando a fare i conti delle perdite. Il loro entusiasmo decresce: i grandi nomi dell'IA fanno nuovi annunci fantasiosi per sostenere il gioco: da gadget misteriosi e onnipotenti al porno intelligente, con prospettive decisamente stuzzicanti.
Questo avviene quando si comincia a parlare anche di una imminente IPO di OpenAI, che permetterebbe alla bolla di drenare ancora centinaia di miliardi - questa volta non dai fondi ma dai privati. Soldi veri. Questo forse per resistere, sperando di avere prima o poi qualche cosa di reale da vendere oltre ai giocattoli attuali. O forse per prepararsi a scappare col malloppo. Chi mai potrebbe perderci i propri soldi?
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Homer S.