Anti piracy: tutto a posto... anzi no

Il progetto statunitense di realizzazione di un sistema antipirateria musicale sembra destinato ad arenarsi almeno temporaneamente. Il motivo? Un banale disaccordo sulla tecnologia da usare che non riesce ad essere risolto.



[ZEUS News - www.zeusnews.it - 19-05-2001]

Si chiama SDMI o per esteso Secure Digital Music Initiative ed è una sorta di tavolo rotondo a cui siedono tutti coloro che desiderano porre fine alla pirateria della musica digitale online. Questo progetto, che ormai prosegue da due anni, vede coinvolte in prima linea le grandi compagnie discografiche e le imprese che producono apparati tecnologici ed elettronici per i consumatori.

L'intento ultimo è quello di riuscire a ottenere un sistema di autenticazione digitale del brano che permetta di avere in Internet musica in formato digitale (tipicamente MP3) rendendo unica la prima copia e impedendo successive duplicazioni della stessa che non siano espressamente autorizzate. In buona sostanza si tratta di apporre un cosiddetto "watermark" (o marchio indelebile); questo è costituito da una serie di byte incorporati nel file e impossibili da rimuovere, a meno di non alterare la qualità del brano stesso.

La soluzione non sembrerebbe poi così difficile da raggiungere, e in effetti in questi due anni sono state presentate molteplici proposte tecnologiche, molto diverse fra loro. Nessuna di esse, tuttavia, è stata in grado di soddisfare le esigenze dei partecipanti al gruppo di lavoro, probabilmente perché nessuno è disposto ad accollarsi i costi di utilizzo e di manutenzione di queste tecnologie, o perché i vantaggi ottenibili non compensano gli svantaggi derivanti dalla limitazione d'uso del file che deriverebbe dall'applicazione di un "watermark".

Tutto sommato poco male: il professor Felten, dell'Università di Princeton, ha recentemente realizzato uno studio con un proprio team di ricerca. Il prof. Felten è riuscito a trovare il modo per rimuovere le protezioni dei marchi elettronici indelebili senza compromettere in alcun modo il file che da questi dovrebbe essere protetto. Al proposito è prontamente intervenuto il SDMI, che ha minacciato di denunciare il professore all'FBI per violazione della legge contro la pirateria informatica, se il docente avesse pubblicato gli esiti delle sue ricerche. L'emerito insegnate ha quindi desistito dai suoi intenti meramente scientifici, dimostrando comunque che l'attuale tecnologia non consente nulla di assolutamente sicuro nell'ambito informatico.

Il mercato della musica digitale online può ancora godere indisturbato delle piccole distorsioni in cui è vissuto fino a oggi, con buona pace dei più e con grande soddisfazione degli utenti. A dirla tutta, anche le case discografiche possono dirsi soddisfatte: grazie alla diffusione dell'MP3 hanno avuto a disposizione un veicolo commerciale potentissimo e a costo praticamente nullo, che ha permesso loro di incrementare parte delle vendite di CD e cassette.

I membri dell'SDMI fanno tuttavia sapere che sono pronti a riunirsi nuovamente a settembre di quest'anno per definire nuove basi di sviluppo per una tecnologia di protezione efficace. Va comunque detto che il successo degli MP3 sta proprio nell'essere liberamente copiabili: una eventuale protezione non incontrerebbe il successo degli utenti e sarebbe destinata a rimanere nel cassetto dell'inventore, così come si è verificato per tutti i formato audio "protetti" nati negli ultimi mesi.

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