Diritto d'autore: una minaccia per i professionisti

Deve il programmatore bollare con le etichette Siae il proprio hard disk? Come dite, vi sembra assurdo? Eppure l'hard disk tecnicamente è un "supporto contenente programmi non contrassegnati dalla Siae", quindi fuorilegge. E il software distribuito via Internet? Deve avere anch'esso un bollino? La Siae risponde a questi interrogativi in perfetto burocratese e non conferma nè smentisce nulla. In attesa del regolamento di attuazione della legge, facciamo il punto sul contestatissimo bollino Siae, nato in teoria per tutelare il diritto d'autore, nella pratica per finanziare una delle lobby più odiate.



[ZEUS News - www.zeusnews.it - 11-06-2001]

"Chiunque abusivamente duplica, per trarne profitto, programmi per elaboratore o ai medesimi fini importa, distribuisce, vende, detiene a scopo commerciale o imprenditoriale o concede in locazione programmi contenuti in supporti non contrassegnati dalla Società italiana degli autori ed editori (SIAE), è soggetto alla pena della reclusione da sei mesi a tre anni e della multa da lire cinque milioni a lire trenta milioni".

Quello che avete appena letto è l'articolo 171 bis della legge sul diritto d'autore, la 633/41, modificata sotto l'ombrellone il 18 agosto scorso con l'approvazione della legge 248/2000, che include anche il "profitto", ovvero la semplice duplicazione senza scopo di lucro, nella lista dei "crimini" punibili con la galera fino a tre anni.

Interpretando alla lettera il testo della legge anche la semplice "detenzione a scopo imprenditoriale" di programmi privi del "bollino blu" Siae, contenuti su "supporti non contrassegnati" può essere sufficiente per far scattare le sanzioni penali previste per tutelare, almeno in teoria, il diritto d'autore.

Le modalità con cui verrà fatto rispettare questo "obbligo di bollinatura" non sono ancora del tutto chiare, così come non è ancora ben chiaro l'effetto che questa disposizione di legge potrà avere sulle attività dei programmatori, dei professionisti del settore dell'informatica e di chi in generale utilizza software per motivi di lavoro.

La formulazione ambigua di questa nuova legge lascia spazio a molti dubbi: l'hard disk di un computer rientra tra i "supporti" informatici che dovranno essere bollati con le etichette Siae? La detenzione di programmi privi del bollino Siae, acquistati prima dell'entrata in vigore delle modifiche al diritto d'autore, è perseguibile penalmente? I programmatori devono ritenersi obbligati ad apporre il fatidico contrassegno anche sui supporti contenenti programmi realizzati in proprio ed utilizzati "a scopo imprenditoriale" per la propria attività lavorativa? Chi stampa a scopo didattico dispense, lucidi per lavagne luminose o altri "supporti" cartacei contenenti il codice di un programma è tenuto a bollinare ciascuno di questi supporti?

Se vi sembra assurda l'idea di dover applicare il bollino Siae anche all'hard disk del vostro computer, a programmi scritti da voi stessi, a tutti i programmi che utilizzate per lavoro e ad ogni singola pagina scritta contenente codice informatico, provate a chiedervi quali e quanti oggetti in vostro possesso possono essere catalogati come "programmi contenuti in supporti non contrassegnati dalla Siae".

A voler interpretare la legge in termini rigorosi, anche il titolare di una lavanderia che utilizza per scopo imprenditoriale i "programmi" di lavaggio memorizzati in un "supporto" chiamato lavatrice e non contrassegnato dalla Siae, può rischiare da sei mesi a tre anni di carcere. Di fronte all'assurdità delle possibili interpretazioni di questa legge, abbiamo cercato di fare chiarezza consultando Siae, Guardia di Finanza, Polizia Postale e delle Telecomunicazioni, magistrati e avvocati che si occupano di diritto di autore.

Tutte le fonti contattate, pur non sbilanciandosi in dichiarazioni ufficiali, concordano nel considerare illecita la detenzione di programmi per elaboratore contenuti su supporti non contrassegnati, e secondo alcuni l'applicazione del bollino a carico del detentore è obbligatoria anche se i programmi sono stati acquistati quando i contrassegni Siae non erano ancora obbligatori.

Proprio in base a questa interpretazione, una libreria si e` vista sequestrare recentemente tutti i CD regolarmente acquistati poiché privi del fatidico bollino. Secondo i responsabili delle forze di Polizia interpellati, l'intervallo di un mese tra la pubblicazione della legge e la sua entrata in vigore sarebbe servito proprio a regolarizzare questo tipo di situazioni.

In base all'articolo 181-bis della nuova legge, quando i "supporti contenenti programmi" vengono acquistati all'estero, "l'importatore ha l'obbligo di dare alla SIAE preventiva notizia dell'ingresso nel territorio nazionale dei prodotti". Un professionista che ha urgentemente bisogno di un programma acquistato in un altro paese è pertanto tenuto a passare attraverso la burocrazia Siae prima di poter entrare in possesso del software necessario alla sua attività lavorativa. Lapidaria la risposta data dalla Siae di Roma: "se lei importa un CD per giocare non c'e` problema, se lo usa nel suo lavoro deve bollinare".

Anche la procedura per l'ottenimento dei bollini è piuttosto laboriosa, dal momento che gli uffici Siae autorizzati all'emissione dei bollini sono presenti solo in pochissime città italiane, e per richiedere i contrassegni è necessario recarsi personalmente in uno degli uffici abilitati. Dopo aver riempito numerosi incartamenti (disponibili solamente presso l'ufficio e non richiedibili a distanza) e dopo aver pagato il dovuto per i bollini richiesti, bisogna ripassare dagli sportelli Siae, dopo un tempo variabile tra una e tre settimane, per ottenere i sospirati rettangolini di carta adesiva. Inoltre questa trafila burocratica va effettuata separatamente per ogni differente supporto detenuto o importato, in modo da permettere l'identificazione del titolo, che in alcuni casi può essere addirittura impossibile.

Il più emblematico di questi casi riguarda il sistema operativo Linux, e i programmi di utilità ad esso collegati, centinaia di componenti e applicazioni di sistema che in teoria dovrebbero essere elencati e catalogati nell'angusto spazio di un bollino. Nel caso in cui il supporto sia il disco rigido di un calcolatore non e` nemmeno pensabile apporre decine o centinaia di contrassegni, anche perche` il contenuto di un hard disk e` altamente dinamico.

Le aziende o i professionisti che realizzano in proprio dei programmi per la propria attività imprenditoriale dovrebbero applicare ogni mattino i contrassegni Siae su tutti i loro supporti informatici, con il rischio di una visita serale della finanza e la conseguente incriminazione per i programmi scritti durante il pomeriggio e non ancora bollinati.

Per quanto riguarda l'inclusione della carta tra i supporti soggetti agli obblighi della nuova legge, basta pensare che l'intero codice sorgente del sistema operativo Minix viene distribuito su carta per scopi didattici, confermando che anche la carta non va affatto ignorata come mezzo di distribuzione e supporto per i programmi. Chi ha l'abitudine di giocherellare con carta e penna durante le telefonate da oggi in poi stia in guardia: scarabocchiare distrattamente del codice informatico su un pezzetto di carta potrebbe essere un motivo per finire in galera. Poiche` il reato e` perseguibile d'ufficio (a causa della sua natura penale) non occorre nemmeno l'esposto di una parte lesa per ricevere la visita delle forze dell'ordine e il sequestro del proprio materiale lavorativo.

In questo contesto non e` da escludere che prima o poi venga organizzata a scopo "didattico" una grande retata in tutta Italia per scoraggiare ogni ulteriore atteggiamento "criminale", come del resto è già avvenuto nel 1994 con una sconsiderata operazione a tappeto della guardia di finanza che in nome della lotta alla "pirateria informatica" ha messo in ginocchio i circuiti della telematica sociale italiana e delle reti di BBS.

La nuova legislazione riesce a rendere potenzialmente illegale ogni utilizzo di programmi nell'ambito dell'attivita` professionale, rendendo la vita difficile anche a chi volesse praticare la strada della regolarizzazione. Particolarmente grave risulta la quantità di rischi legati ad ogni tipo di produzione di software, rischi paradossalmente generati dalla stessa legge che dovrebbe tutelare gli autori.

L'applicazione letterale del nuovo diritto d'autore sul software sarebbe sufficiente per mettere in ginocchio tutta l'attivita` ingegneristica e il mondo della piccola e media impresa italiana. Anche in assenza di applicazioni concrete, la semplice esistenza di una legge di questo tenore risulta comunque una costante minaccia per ogni attivita` produttiva anche solo minimamente correlata con la tecnologia, a tutto vantaggio dei grandi produttori di software che hanno solo da guadagnare con la sparizione dei "pesci piccoli" e dei programmatori indipendenti.

Per fare un po' di chiarezza sulle nuove norme relative al diritto d'autore sul software, il 5 marzo scorso l'Associazione Software Libero ha indirizzato una lettera aperta alla Siae, sollevando alcuni pesanti interrogativi, che riportiamo testualmente: perché richiedere l'apposizione del bollino per la distribuzione di software i cui autori non sono, né vogliono essere tutelati dalla Siae? Nel caso di software libero, distribuito con una licenza ne consente la copia e impedisce restrizioni alla libera redistribuzione, l'assenza di bollino è sufficiente per qualificare la copia come abusiva?

Chiunque lavori e tragga il suo sostentamento dallo sviluppo di software detiene a scopo di profitto programmi nel suo hard disk e li distribuisce a i suoi clienti. Deve pertanto essere apposto il bollino anche su tutti i computer con i quali si lavora? Che cosa succede nel caso in cui il software sia stato scaricato o distribuito via Internet? Deve essere apposto un bollino sul supporto su cui è stato scaricato? Cosa succede per il software che uno possiede già da prima dell'entrata in vigore della legge e che si trova su supporti senza bollino? Cosa succede per i programmi di cui si è autori in prima persona? La detenzione di un proprio programma (in ambito professionale) richiede la bollinatura? Cosa succede per i supporti contenenti programmi che vengono importati dall'estero e quindi sono privi di bollino?

Messa di fronte a queste domande pertinenti e articolate, la Siae ha deciso di rispondere senza confermare o smentire nulla, con una stringata dichiarazione in "burocratese", che passa la "patata bollente" al Governo. Nel testo di questa dichiarazione si legge che per avere un quadro definitivo della situazione bisogna aspettare la "traduzione in italiano" della nuova normativa, vale a dire il regolamento di esecuzione della legge 248/2000, che dovrebbe essere emanato in futuro con decreto del Presidente del Consiglio. Quindi, a detta della Siae, i tempi, le caratteristiche e le modalità di apposizione del contrassegno sui supporti sono "decisioni che spettano non alla Siae, ma alla Presidenza del Consiglio", e "in attesa che la materia sia completamente disciplinata da apposite norme, la Siae non può fornire chiarimenti, né esprimere pareri".

Speriamo che il sospirato regolamento di attuazione riesca anche a spiegarci come mai, dando per assodato il legittimo diritto alla tutela delle opere dell'ingegno, alcune di queste opere debbano essere "più tutelate" di altre. La nuova legge sul diritto d'autore, infatti, introduce una discriminazione tra la copia del software e la copia di musica. Se da una parte sono previste severe sanzioni penali per la copia e la detenzione di software, anche se effettuata per uso strettamente personale, dall'altra l'articolo 171-ter della stessa legge stabilisce che la duplicazione di "un'opera dell'ingegno destinata al circuito televisivo, cinematografico, della vendita o del noleggio, dischi, nastri o supporti analoghi" è punita solo "se il fatto è commesso per uso non personale", senza introdurre sanzioni per la semplice "detenzione" di musica, anche se effettuata a scopo commerciale o imprenditoriale.

E' proprio in virtù di questo articolo che i senatori Stefano Semenzato e Maurizio Pieroni, nel corso di una conferenza stampa organizzata nel dicembre del 2000, hanno regalato alcuni Cd-rom contenenti una compilation di brani musicali scaricati da internet attraverso il sito Napster. I senatori, nella stessa circostanza, hanno polemizzato apertamente contro la nuova normativa sul diritto d'autore, presentando un nuovo disegno di legge, rimasto purtroppo lettera morta, intitolato "Tutela dell'uso personale e senza fine di lucro nella riproduzione di software, libri di testo e brani musicali. Modifiche alla legge 248/2000 sul diritto d'autore", che esclude esplicitamente qualsiasi sanzione per la copia di software ad uso personale.

Questa iniziativa, stroncata dalla chiusura delle camere che ha preceduto le elezioni del 2001, è solo uno tra i tanti episodi della guerra tra i potentati dell'informatica e i sostenitori della copia ad uso personale. In seguito all'approvazione della legge 248/2000, la BSA (Business Software Alliance), una organizzazione antipirateria finanziata e diretta dalle principali aziende informatiche, ha pensato bene di festeggiare con uno spot realizzato ad arte, che ha come protagonista uomo d'affari sottoposto ad un confronto di polizia degno di un regime sudamericano.

Il chiaro intento dell'annuncio pubblicitario BSA è chiaramente quello di esercitare una vera e propria azione di "terrorismo psicologico", prendendo di mira i singoli utenti di prodotti informatici anziché le grandi catene criminali di duplicazione abusiva. Lo spot è stato tempestivamente segnalato all'Istituto di Autodisciplina Pubblicitaria, secondo il quale la pubblicità commissionata da BSA non è conforme all'articolo 8 del Codice di Autodisciplina Pubblicitaria, in base al quale "la pubblicità deve evitare ogni forma di sfruttamento della superstizione, della credulità e, salvo ragioni giustificate, della paura"

La pressione esercitata dalle grandi case produttrici di software per l'approvazione di una legge particolarmente favorevole ai loro interessi è stata anche esplicitamente ammessa dal senatore verde Stefano Semenzato, che in una lettera alla rivista web "Punto Informatico" (pubblicata anche da Zeus News, ndr)ha dichiarato che "quando in Parlamento si discutono leggi che muovono migliaia di miliardi le grandi aziende interessate regolarmente chiedono incontri per convincere delle loro ragioni. Anzi molto spesso inviano direttamente degli emendamenti chiedendo ai parlamentari di presentarli e di farli approvare.

E' un lavoro così sistematico che ancora all'inizio di legislatura un gruppo di senatori verdi ha presentato un disegno di legge per regolamentare queste attività lobbistiche cercando almeno di renderle trasparenti. Dire che nell'approvazione della legge 248 si è ceduto troppo alle lobby di Microsoft e BSA più che una considerazione impresentabile ci appare una costatazione inoppugnabile".

Di fronte a questo pasticcio legislativo l'unica speranza di salvezza sta nel buon senso di chi dovrà far applicare concretamente le nuove disposizioni sul diritto d'autore, cercando di contenere gli effetti devastanti della totale assenza di buon senso e di responsabilità dimostrata da chi ha concretamente contribuito alla stesura di questa legge. Nel frattempo non ci resta che incrociare le dita e fare una buona scorta di bollini Siae.

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