Attraverso il Web possiamo sapere tutto sulla guerra e sulle operazioni militari che si stanno svolgendo (molte parole, pochi fatti). Ma la Guerra non può essere l'ultima parola nemmeno sul Web, soprattutto sul Web; scopriamo qualche sentiero di pace: da Peacelink a Emergency, ai NonViolenti, al sito delle donne afghane.
[ZEUS News - www.zeusnews.it - 02-11-2001]
Nemmeno se consideriamo inevitabile, necessario e obbligato l'intervento militare in Afghanistan, nemmeno in questo caso, possiamo considerare la Guerra come qualcosa a cui rassegnarci senza parlare, riflettere, ribellarci. E aggiungiamo: connetterci.
Il Web ha molti sentieri di pace e siti pacifisti; l'Utopia e la Critica sono sempre importanti e degni di rispetto, anche di questi tempi, e nel Web possiamo scoprirlo.
Cominciamo da Peacelink. Telematica per la Pace è un sito che abbiamo conosciuto in tanti quando, insieme ad altri, ha guidato la rivolta del Web, soprattutto quello no-profit, contro la nuova legge sull'editoria che impone anche alle pubblicazioni online vincoli e obblighi.
Possiamo continuare con il sito del Movimento NonViolento, che in questo momento riporta fedelmente tutte le voci critiche (o anche solo perplesse) rispetto all'intervento militare che appaiono sulla stampa straniera e italiana.
Per chi sente l'esigenza di non limitarsi a protestare ma vuole fare qualcosa subito e concretamente, per chi soffre e paga sulla propria pelle, impossibile non segnalare il sito di Emergency. L'organizzazione di Gino Strada ha valorizzato fin dall'inizio lo strumento del Web: impossibile non avere il loro mousepad (basta una piccola offerta), impossibile non abbonarsi alla loro newsletter, che informa su tutte le iniziative di solidarietà e raccolta di fondi.
Con la Caritas Ambrosiana ci connettiamo al vasto impegno, in Italia e nel mondo, del volontariato di matrice cattolica.
Per ultime, proprio perché sono le Ultime della Terra, le donne afghane che non accettano il regime dei Talibani ma contestano anche l'Armata del Nord: anche con questi altri la loro vita non migliorerebbe e si troverebbero sempre a scegliere fra la lapidazione, il burqua o le bombe, cioè sempre la morte, fisica o civile. Ci sono anche loro con il proprio sito e la loro email. Rawa sta per Revolutionary Association of the Women of Afghanistan: lavorano per una soluzione politica che escluda il fondamentalismo. Sono state fondate da una donna, assassinata dai servizi segreti afghani.
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