Don Domenico Pompili: "Dietro i social network si cela il fantasma dell'individualismo interconnesso". Immediate le proteste.
[ZEUS News - www.zeusnews.it - 20-01-2009]
Il convegno "Chiesa in rete 2.0" ha avuto appena il tempo di iniziare i lavori e subito è montata la polemica a causa delle parole di don Domenico Pompili, direttore dell'Ufficio nazionale delle comunicazioni sociali della Cei.
In particolare le critiche sono rivolte a quello che è parso un attacco a Facebook e ai social network in generale, visti come l'origine del "networked individualism".
La definizione è del sociologo spagnolo Castells: con essa egli indica "i singoli che rescindono i legami con il territorio circostante salvo poi moltiplicare le connessioni, magari su Facebook".
Probabilmente no, risponderebbe una persona normale. L'oggetto delle preoccupazioni di don Domenico, tuttavia, è rappresentato dai più giovani, i cosiddetti "digital native" che non hanno vissuto in un mondo privo di Internet e che, in casi estremi, potrebbero finire con il preferire la propria identità digitale piuttosto che quelle reale.
È d'altra parte di non molti giorni fa la notizia, ripresa da qualche quotidiano, di una ragazza che è riuscita realizzare il proprio obiettivo - guadagnarsi da vivere come "accompagnatrice" - non nella realtà (dove la timidezza la bloccava) ma tramite Second Life dove, diceva, "posso essere davvero me stessa", tanto da considerare prioritaria l'esistenza digitale su quella fisica.
Pompili non raccomanda in realtà nulla di nuovo ma invita a un uso intelligente del mezzo come peraltro fa il suo "collega" monsignor Mariano Crociata, segretario generale della Cei, quando dice: "Internet oscilla tra esaltazione e diffidenza, sarebbe ora di trovare una giusta via di mezzo".
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