Franco Bernabè e la libertà vigilata

Il presidente di Telecom Italia e i pericoli della libertà nella società dell’informazione.



[ZEUS News - www.zeusnews.it - 25-11-2012]

Bernabe

Bisogna dare atto a Franco Bernabè, presidente esecutivo di Telecom Italia e fino all’anno scorso anche amministratore delegato, di aver voluto risparmiare il mercato editoriale italiano dall’ennesimo flagello di un’autobiografia da capitano d’industria enfatica ed autoelegiaca, come tante uscite in questi anni, che non spiegano come mai siamo così in crisi come Paese e come sistema industriale.

Il suo libro, che esce in questi giorni per Laterza, dal titolo Libertà vigilata, ha per lo meno il merito di sfuggire alla letteratura vanagloriosa di tanti manager innamorati di sè stessi; e non si riferisce a uno dei tanti periodi di arresti più o meno domiciliari che hanno coinvolto personaggi come Carlo De Benedetti o Salvatore Ligresti ma mai, a suo onore, Franco Bernabè.

La libertà vigilata di cui parla Bernabè è quella di noi tutti protagonisti della società dell’informazione, che ci muoviamo sempre di più nella Rete, trasferendovi tantissimo delle nostre vite, dei nostri dati più intimi, esposti quindi a controlli e attacchi formidabili.

Bernabè affronta questi temi della privacy, dello sfruttamento commerciale dei dati e della sicurezza informatica con rigore, precisione e in modo culturalmente attrezzato.

Nel libro l'autore formalizza tutta una serie di critiche che negli ultimi tempi sferra quasi quotidianamente in articoli, interviste, interventi a conferenze e convegni contro i big della Rete come Google e Facebook, colpevoli di sfruttare intensivamente le reti di telecomunicazioni, sovraccaricandole ma non condividendo in nessun modo i costi di manutenzione e sviluppo; oppure sfruttandole economicamente, ottenendo lauti profitti e forti rialzi borsistici, a danno dei grandi gestori di telecomunicazioni, i cui profitti si riducono di anno in anno e i cui titoli inversamente ridiscendono in Borsa.

Non solo, Google e Facebook ci richiedono e ricevono da noi sempre più dati personali, che poi vogliono sfruttare, ma non danno le stesse garanzie di tutela e buona gestione della privacy che invece le società di telecomunicazioni sono tenute a dare e danno.

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Un’appendice al libro è infatti dedicata al “caso Tavaroli”: un gruppo di dirigenti della sezione security di Telecom Italia, che utilizzano a fini di spionaggio industriale e politico i dati sul traffico telefonico di molti italiani. E' lo scandalo che costò a Tronchetti Provera il controllo di Telecom Italia, passato per questo a Franco Bernabè.

Bernabè non entra nel merito del perché quel gruppo di manager si è comportato in questo modo, delle responsabilità di Tronchetti e dei suoi collaboratori, delle coperture e delle complicità politiche e negli apparati dello Stato che hanno indubbiamente avuto; ma condanna l’episodio e afferma che Telecom Italia ne è stata parte lesa, mentre oggi la magistratura sembrerebbe affermare che almeno una parte di quei comportamenti siano stati assunti nell’interesse di Telecom Italia.

Bernabè si preoccupa di spiegare bene, invece, quali modifiche organizzative e di operatività interna siano state messe in atto da lui al fine di evitare che si ripetano altri “casi Tavaroli”, affermando che simili strategie, con relativi costi, dovrebbero essere assunte anche da soggetti come Google o Facebook, che per ora non attuano.

Bisogna dire che Bernabè non sfiora nemmeno, invece, l’altro “scandalo Telecom” rispetto ai temi della privacy che coinvolge anche manager che hanno collaborato strettamente con lui, cioè Riccardo Ruggiero e Luca Luciani, il secondo addirittura fino a qualche mese fa.

Parliamo dello scandalo delle “Sim false”, per cui lo stesso Bernabè ha dovuto chiedere un’azione di responsabilità, chiusasi con una transazione economica giudicata dai piccoli azionisti non adeguata.

Le “Sim false” spesso erano attribuite, con l’uso di dati personali ottenuti illegalmente e utilizzati altrettanto illegalmente, appartenenti a cittadini ignari e inconsapevoli del loro uso.

Altro problema non toccato è quello dell’utilizzo dei dati personali dei lavoratori di Telecom Italia, un tema che finora è stato oggetto di regolamentazione unilaterale da parte dell'azienda e che oggi dovrebbe essere oggetto di contrattazione aziendale secondo quel protocollo sulla produttività, siglato in questi giorni da Confindustria e sindacati, che permetterebbe di derogare allo Statuto dei Lavoratori e che la Cgil, sindacato di maggioranza in Telecom Italia, non intende accettare.

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© RIPRODUZIONE RISERVATA

Pier Luigi Tolardo

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Commenti all'articolo (ultimi 5 di 9)

Ti ringrazio per l'esauriente spiegazione. dire ora, dopo parecchi anni, se mai è stato cliccato qualche flag o simili, è difficile anche se raro è stato l'accesso alla mail dal sito, dato che viene scaricata con un client. riguardo al trattamento dei dati, il consenso è sempre stato solo quello indispensabile, tipo la fatturazione. ... Leggi tutto
28-11-2012 14:04

@Kalandra Se Telecom SpA ha ceduto a terzi i tuoi dati personali (indirizzo email è un dato personale) senza un tuo consenso espresso secondo quanto previsto dal decreto legislativo 30 giugno 2003 n. 196 c'è violazione. A tale scopo è previsto che il consenso sia espresso dopo aver ricevuto adeguata informazione sull'utilizzo che si... Leggi tutto
28-11-2012 10:02

fra l'altro, anche all'epoca della connessione con telecom, si trattava di un numero non sull'elenco. Leggi tutto
27-11-2012 17:26

...il miglior manager Italiano... che tristezza :cry:
27-11-2012 15:25

Continuo a ripetere sino alla noia che Franco Bernabè è il miglior manager pubblico/privato italiano oggi in circolazione. IMHO @Kalandra se ritieni ci sia violazione segnala all'autorità, è la cosa migliore che puoi fare :old::gack:
27-11-2012 14:54

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Lo so perfino io che i telefoni sono spiati, figuriamoci i terroristi.
Avevano ragione quelli di Zeus News, quando già nel 2001 scrivevano di Echelon.

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