È giunto il momento di applicarli anche alle reti mobili.
[ZEUS News - www.zeusnews.it - 28-03-2014]
Oggigiorno non c'è utente di Internet che non sia a conoscenza dei blocchi imposti a certi siti per volontà dell'industria cinematografica e discografica.
Si potrebbe pensare che, non mancando i mezzi per aggirare detti blocchi, la misura ormai abbia un'efficacia pressoché nulla.
Invece, stando all'ultimo rapporto pubblicato dalla IFPI (la Federazione Internazionale dell'Industria Fonografica), i blocchi funzionano.
«Nonostante il modo falso in cui i gruppi anti-copyright presentano il fenomeno, i tribunali hanno costantemente riscontrato che il blocco dei siti che forniscono contenuti illegali permette di ottenere un bilanciamento appropriato dei diritti fondamentali» scrive la Federazione nell'ultimo Digital Music Report.
Basandosi sui dati forniti da comScore e Nielsen, l'IFPI afferma che il traffico BitTorrent tra gennaio 2012 e luglio 2013 è calato dell'11% negli Stati in cui i siti pirata sono bloccati, mentre è cresciuto del 15% altrove. Per questo conclude: «Le misure di blocco dei siti web implementati dagli ISP sono state efficaci».
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I maggiori risultati si sono ottenuti in quegli Stati dove i blocchi colpiscono più siti, vale a dire Italia e Regno Unito: se in quest'ultimo Paese il calo è stato del 20%, da noi si registra comunque un risultato superiore alla media, ossia un calo del 13%.
Forte di questi dati, l'IFPI pensa al futuro: «L'industria crede che il blocco dei siti sia uno strumento efficace per contrastare la pirateria e che debba essere disponibile in un maggior numero di Paesi in tutto il mondo. Deve anche essere esteso al fine di coprire anche le reti mobili».
È interessante notare come il rapporto della Federazione dei discografici arrivi a poca distanza da uno studio olandese il quale dimostra che, invece, i blocchi non servono a niente. E anche l'UE ha ribadito che eventuali blocchi vanno applicati ai singoli file, non agli interi siti.
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