[ZEUS News - www.zeusnews.it - 05-09-2019]
Si parla tanto di intelligenza artificiale, ultimamente, e spesso si immagina che si tratti di qualche supercalcolatore capace di chissà quali prodezze intellettuali sovrumane. Ma in realtà l'intelligenza artificiale di oggi è tutt'altra cosa: non richiede necessariamente supercomputer e spesso si occupa di compiti intellettualmente molto modesti ma indubbiamente utili.
Prendete la musica, per esempio: quella che usiamo come sottofondo per tante nostre attività quotidiane. Di solito si usa un approccio piuttosto meccanico, ossia si lascia che un programma semplice scelga più o meno a caso dei brani musicali pescati da una collezione. All'estremo opposto ci sono i DJ, che mixano brani o li campionano per creare un tappeto sonoro continuo che non è mai uguale. Un po' come quello che stiamo ascoltando adesso in sottofondo [per chi ascolta il podcast].
Solo che questo brano l'ha creato Mubert, che non è un DJ o un musicista, ma è un'intelligenza artificiale che risiede in un'app omonima installata su un comune smartphone. Mubert crea quella che si chiama musica generativa, per usare un termine coniato dal celebre musicista e compositore Brian Eno: parte da una serie di regole e compone musica in tempo reale, improvvisando continuamente, come se fosse un musicista che fa jazz.
Mubert non è l'unica app del suo genere: ce ne sono altre, come Endel, che attingono a dati personali, come per esempio la localizzazione, l'ora, le condizioni meteo e le vostre pulsazioni, rilevate dal vostro smartwatch, e creano solo per voi una musica che segue esattamente il ritmo del vostro cuore o dei vostri passi.
Non si tratta di pura sperimentazione: queste app hanno applicazioni molto concrete. Viene facile immaginare che possano sostituire la musica per ambienti, perché per ora creano composizioni poco memorabili e si tratta di musica puramente strumentale, concepita per rilassare o per facilitare la concentrazione o il sonno.
È meno intuitiva, ma molto appetibile, un'altra applicazione: quella nei videogiochi. Invece di dover pagare musicisti per creare tutta la musica di accompagnamento di un gioco, da rimescolare a seconda delle situazioni, le intelligenze artificiali di musica generativa possono creare un sottofondo musicale continuo che si adegua costantemente alle situazioni di gioco. Cosa molto importante, lo fanno senza fare capricci e soprattutto senza chiedere diritti d'autore.
Non è un caso, quindi, che Endel sia diventata la prima intelligenza artificiale a firmare un contratto con una delle principali case discografiche, la Warner, a marzo 2019.
È la fine della musica creata da esseri umani? Decisamente no. Ma è un'avvisaglia del futuro prossimo che ci attende, in cui la musica non è necessariamente una registrazione fissa e uguale per tutti ma si adatta a ciascuno di noi. Un futuro che forse non entusiasma tutti in quanto a stile a gusto. Per citare lo scienziato e grande autore di fantascienza Arthur Clarke, ora che i computer hanno imparato a comporre musica elettronica, aspettiamo con fiducia che entro breve alcuni di essi imparino anche ad apprezzarla, risparmiandoci così la fatica di farlo noi.
Fonte aggiuntiva: Wired.com. Citazione originale di Clarke: "The prospect for modern music is a little more favourable; now that electronic computers have been taught to compose it, we may confidently expect that before long some of them will learn to enjoy it, thus saving us the trouble."
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