[ZEUS News - www.zeusnews.it - 19-09-2020]
Quando si verifica un attacco ransomware, le conseguenze sono di solito esclusivamente digitali: vanno persi foto e documenti, ma non ci sono minacce fisiche.
Sappiamo bene però che tra i bersagli preferiti del ransomware ci sono anche le infrastrutture sanitarie: non è raro sentire di ospedali che hanno dovuto interrompere o rallentare drasticamente la loro attività perché i sistemi informatici erano stati compromessi.
Il caso verificatosi di recente all'Ospedale Universitario di Düsseldorf porta però l'intera questione a un livello di gravità superiore.
Proprio dopo il danneggiamento del sistema informatico dell'ospedale da parte di un ransomware, una donna è arrivata al pronto soccorso in gravi condizioni.
L'attacco, che ha messo fuori uso anche parecchia strumentazione collegata a Internet, ha però impedito al personale di accettare la paziente, che è stata trasportata in un altro ospedale a circa 30 km di distanza. La donna però non ce l'ha fatta ed è morta.
Ora, come riporta il sito tedesco RTL, la polizia sta conducendo delle indagini per capire se si possa attribuire all'attacco del ransomware una responsabilità nel decesso, e quindi accusare i suoi autori (al momento ancora sconosciuti) di omicidio.
Il ransomware, peraltro, non era nemmeno stato realizzato per danneggiare l'ospedale: il messaggio che lo accompagnava faceva infatti riferimento alla vicina Università.
Quando sono stati informati dell'errore commesso, gli autori del malware hanno messo a disposizione le chiavi di decifrazione dei file, ma a quel punto per la paziente grave era già troppo tardi.
Sebbene quello di Düsseldorf venga presentato come il possibile primo caso di una morte direttamente legata a un ransomware, i passati attacchi ai danni degli ospedali non sono stati esattamente innocui.
Uno studio americano ha mostrato come nei mesi successivi agli attacchi ransomware si registri un aumento dei decessi legati a patologie cardiache, e ipotizza che ciò si verifichi perché gli ospedali colpiti dirottano verso la sicurezza informatica risorse che avrebbero altrimenti potuto spendere per la cura e la prevenzione, e adottano nuove procedure che costringono i medici ad adottare modus operandi differenti; l'iniziale mancanza di familiarità con questi li rende meno efficienti nel rispondere alle emergenze.
La compromissione di un sistema informatico non è mai soltanto un atto di vandalismo: rischiano di andarci di mezzo anche delle vite.
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