Recuperata dopo tre anni parte del riscatto in Bitcoin, ha scoperto che nel frattempo il valore è aumentato drasticamente.
[ZEUS News - www.zeusnews.it - 12-07-2022]
Nessuno si augura di restare vittima di un attacco ransomware ma, nel caso dell'Università di Maastricht, nei Paesi Bassi, davvero non tutto il male è venuto per nuocere.
Nel 2019 i server dell'Università furono presi di mira da alcuni cybercriminali che, tramite un malware, crittografarono i dati in essi presenti e chiesero il pagamento di un riscatto in cambio della consegna della chiave necessaria per decifrare i file criptati: 25.000 persone, tra studenti, docenti e dipendenti dell'Università, da un momento all'altro persero l'accesso alle loro informazioni.
Dopo una settimana, l'Università cedette al ricatto e versò 200.000 euro in Bitcoin ai criminali, spiegando di aver agito così «in parte perché c'era il rischio di perdere dati personali e gli utenti non potevano né sostenere esami né lavorare sulle tesi».
In questo modo tutti ottennero nuovamente l'accesso ai propri dati - gli autori del ricatto, per lo meno, furono di parola - ma rimase l'amaro in bocca per aver dovuto cedere e pagare.
Secondo quanto riporta Deutsche Welle, nel 2020 un'indagine della polizia olandese portò a scoprire un conto bancario - legato a un'attività di riciclaggio di denaro con base in Ucraina - su cui era finita una parte del riscatto pagato dall'Università di Maastricht a suo tempo: circa 40.000 euro in Bitcoin, stando al valore della criptovaluta in quel periodo.
Le autorità riuscirono a ottenere il sequestro di quella somma e ora, a due anni di distanza, hanno potuto restituire il denaro.
Il bello arriva a questo punto: nonostante attualmente le criptovalute non se la passino benissimo, i 40.000 euro in Bitcoin del 2019 valgono adesso circa 500.000 euro. Tutto considerato, insomma, l'Università di Maastricht è riuscita addirittura a trarre un profitto dal ricatto di cui è stata vittima.
Il denaro così recuperato (e aumentato verrà impiegato bene: l'istituzione ha fatto sapere che «non confluirà in un fondo generico, ma andrà a costituire un fondo per aiutare gli studenti con problemi finanziari»
Intanto, le indagini sono ancora in corso, poiché i responsabili dell'attacco ransomware non sono ancora stati individuati. Per l'Università di Maastricht, tuttavia, la vicenda s'è davvero conclusa nel migliore dei modi.
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