A ricambi introvabili e costosi si aggiunge una data di morte arbitraria che li rende troppo presto inutilizzabili.
[ZEUS News - www.zeusnews.it - 25-04-2023]
All'apice della pandemia da Covid-19, con le scuole chiuse e gli studenti messi nella necessità di dover acquistare PC o tablet per seguire le lezioni a distanza, i Chromebook di Google hanno ottenuto una notevole popolarità.
Economici, leggeri e già dotati dei software spesso adoperati dalle scuole per la didattica in remoto (ossia gli strumenti messi a disposizione proprio da Google), sono diventati una soluzione popolare sia per i singoli studenti che per le scuole stesse, che spesso ne hanno acquistati diversi per poterli fornire agli alunni.
Ora, a circa tre anni di distanza da quel momento, stanno iniziando a emergere le prime magagagne, che si possono riassumere in un'unica considerazione: i Chromebook non sono fatti per durare.
A farlo notare è innanzitutto lo US Public Interest Research Group (PIRG) che ha di recente pubblicato un rapporto in cui evidenzia tutti i punti deboli che rendono i Chromebook poco adatti come soluzioni di lungo periodo.
Il PIRG sostiene che, poiché il grosso delle funzionalità dei Chromebook viene dal web, non sarebbe dovuto essere complicato crearli in maniera modulare e facilmente riparabile; sebbene ciò sia effettivamente possibile, però, l'esperienza mostra che riparare un Chromebook (eventualità tutt'altro che rara, soprattutto per un portatile finito nelle mani di uno studente) è un po' un incubo.
Il primo problema è la difficoltà di trovare certe parti di ricambio, in perché modelli virtualmente identici a volte differiscono per piccolissimi particolari che rendono impossibile adoperare il componente del modello "A" con il modello "B". Per esempio i Samsung Chromebook 11 XE500C12 e XE500C13 sono praticamente uguali ma il foro per la webcam posto nella cornice in una versione è tondo e nell'altra quadrato: pertanto, le due cornici non sono intercambiabili.
Analogamente, il Dell 11 3100 e il Dell 11 3110, ancora praticamente identici, mostrano minuscole differenze che consistono nella presenza di piccole indentature nella parte bassa della cornice del modello più recente, e nella mancanza di alcune clip sul retro; come risultato, anche qui le cornici non sono intercambiabili.
Il risultato è che non è possibile "cannibalizzare" un Chromebook e riutilizzarne le parti per tenerne in vita un altro, una pratica che nei reparti IT delle scuole non è certo rara; l'unica soluzione è comprare ricambi nuovi che, ammesso che si possano trovare, possono costare anche quasi la metà di quanto speso per l'intero computer (è il caso delle tastiere).
Poiché i ricambi non si trovano facilmente e, anche quando si trovano, sono costosi, alle scuole generalmente non resta che sostituire l'intero computer quando un componente solo, ma critico (come per l'appunto le tastiere) non è più funzionante.
Scegliere di puntare ancora sui Chromebook, però, potrebbe non essere una buona idea perché, al di là dei problemi hardware, le scuole si stanno rendendo conto dell'arbitrarietà delle date AUE (Auto Update Expiration), ossia il giorno a partire dal quale non sono più disponibili aggiornamenti per quel dato modello.
Sebbene Google abbia deciso di allungare la vita utile dei Chromebook, portandola da cinque anni a otto, le scuole in particolare vedono l'imposizione di una data di scadenza come una scelta del tutto arbitraria, non giustificata da motivi tecnici reali, e che le espone al rischio di un ciclo continuo di esborsi per mantenere aggiornato il parco macchine sulle quali non hanno un vero controllo.
«L'hardware non è cambiato poi così tanto negli ultimi sette anni» - ha dichiarato il responsabile di un reparto IT scolastico al PIRG - «e le date AUE sono arbitrarie». Le scuole che comprano Chromebook meno recenti pensando di risparmiare, poi, sono particolarmente nei guai, perché rapidamente si ritrovano tra le mani un prodotto non più aggiornabile.
Google, dal canto proprio, sostiene che «i vecchi dispositivi Chrome non possono ricevere aggiornamenti per sempre, al fine di poter usare i nuovi OS e le nuove funzioni del browser», e perciò è necessario indicare delle date oltre le quali, semplicemente, il dispositivo va sostituito.
Sembra proprio una difesa del concetto di obsolescenza programmata che tanto caro è per quelle realtà tecnologiche (e non solo) che già sfruttano il marketing per convincere gli utenti a passare al modello più recente del proprio prodotto anche se quello "vecchio", che magari ha appena un anno di vita, ancora funziona egregiamente.
Ciò che il PIRG chiede a Google, ma anche a tutti i produttori di Chromebook, è di creare laptop che si possano riparare facilmente, e che non costringano a sostituire intere porzioni del dispositivo quando si guasta un componente; e poi, allungarne il più possibile la vita utile, senza decessi forzati.
Il PIRG riconosce che non è Google soltanto a doversi accollare questa responsabilità, che riguarda anche i produttori di hardware e coinvolge in realtà anche i portatili "tradizionali" (riparare un MacBook, un modello di portatile che in media può essere aggiornato per soli sette anni, sta diventando sempre più complicato), ma Google è in una posizione che la mette particolarmente visibile, poiché s'è sostanzialmente imposta la missione di «fornire i portatili a centinaia di milioni di studenti in tutta la nazione» - come spiega Lucas Rockett Gutterman, del PIRG - e così facendo «s'è assunta la responsabilità di farlo bene, e di fare portatili che durino»
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