La Corte Costituzionale della Romania annulla le elezioni presidenziali per i presunti condizionamenti russi su Internet.
[ZEUS News - www.zeusnews.it - 09-12-2024]
Fa discutere anche in Italia la decisione della Corte Costituzionale rumena di annullare la vittoria del candidato filo russo Calin Georgescu alle elezioni presidenziali di Romania.
Georgescu non sarà per ora presidente della Romania e le elezioni si dovranno tenere di nuovo. Intanto le elezioni politiche per il Parlamento si sono tenute e in queste elezioni il partito di Georgescu non ha ottenuto molti deputati; ma la cosa si spiega con il fatto che nelle elezioni per il presidente si vota solo per la persona e non per il suo partito.
E' la prima volta che le elezioni rumene vengono annullate e sorprende la motivazione: Georgescu ha goduto di una grande mobilitazione on line, che sembrerebbe provenire - più che dai suoi fan in carne e ossa - da parte di bot e di profili fake, attivati da una società informatica privata, pagata - sembra -dal governo russo.
E' la prima volta che delle elezioni vengono annullate adducendo come causa la pubblicità su Internet. Il problema è che, a fronte di una massiccia e costosa campagna elettorale on line sui principali social, da Facebook a Tik Tok, Georgescu abbia dichiarato di non aver speso nulla (la dichiarazione delle spese elettorali è obbligatoria per legge).
La Corte Costituzionale rumena ha quindi invalidato il risultato ottenuto grazie alle infiltrazioni e alle manipolazioni della campagna elettorale da parte di una potenza straniera confinante come la Russia, che dichiara di essere ostile alla NATO - di cui la Romania fa parte.
La decisione quindi è non legata a operazioni di voto o di scrutinio falsificate, come i cosiddetti brogli, che in genere - se molto diffusi - possono costringere la magistratura a invalidare il voto.
In Italia per esempio le Corti di Appello che certificano la validità del voto possono solo invalidare per brogli e non per violazione delle leggi sulla campagna elettorale.
In pratica anche in Italia un partito potrebbe farsi una forte campagna on line, non dichiarare le fonti di finanziamento, ricevere soldi da una potenza straniera e superare i limiti di spese elettorali previste; ma la sua vittoria non potrebbe essere invalidata.
Tutto quello che potrebbe fare la nostra magistratura è infliggere il massimo delle pene pecuniarie, e non per la violazione delle leggi. Ma poi la nuova maggioranza parlamentare potrebbe abolire queste leggi o prevedere condoni, amnistie o forti sconti di pena. Insomma l'Italia non è la Romania.
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