Che cosa succederà se la Difesa cederà in appalto la gestione delle proprie comunicazioni a una società privata americana?
[ZEUS News - www.zeusnews.it - 11-01-2025]
Per ora non c'è niente di formalmente concluso fra l'Italia e Starlink per quanto riguarda il vociferato contratto, della durata di 5 anni e un valore di 1,5 miliardi di euro, per l'affitto della rete di satelliti a bassa quota attraverso la quale far passare le comunicazioni crittografate della difesa e della pubblica amministrazione italiana: così hanno sostenuto la premier Giorgia Meloni nella conferenza stampa di inizio d'anno e, in Parlamento, il ministro della Difesa Guido Crosetto.
In compenso c'è una dichiarazione ufficiale di grande interesse per un progetto del genere, ritenuto una necessità improrogabile per la sicurezza dello Stato, senza obiezioni di sorta relative al fatto che sia una società americana, di proprietà di Elon Musk, a gestire quelle comunicazioni.
Anzi, Starlink viene ritenuta non soltanto sicura, ma anche l'unica al mondo in grado di fornire un servizio del genere. Pare insomma che sia soltanto una questione di tempo prima che il contratto venga sottoscritto: la volontà politica, come si dice, è questa.
La durata quinquennale peraltro non esclude che l'Italia continui la propria partecipazione al consorzio europeo Iris, promosso dalla UE con fondi europei, che potrà però essere operativo con un livello di copertura analogo a quello di StarLink solo a partire dal 2030. In questo caso l'opzione Musk - come lascia intendere Crosetto - sarebbe solo temporanea e provvisoria.
C'è da chiedersi come intendano arrivare al 2030 gli altri maggiori Paesi europei, dalla Francia alla Germania alla Spagna, con forze armate anche più forti e tecnologicamente più avanzate delle nostre: se si avvarranno di Musk o se faranno senza, e se non sia opportuno coordinarsi con questi Paesi, nostri alleati nella UE e nella Nato, per questo servizio.
Certamente l'uso della rete satellitare non avrebbe soltanto fini esclusivamente militari: se ne servirebbero anche Polizia, Carabinieri ed enti pubblici, probabilmente per garantire la sicurezza delle comunicazioni, considerate dallo stesso governo in carica estremamente a rischio, data l'inadeguatezza degli investimenti pubblici in questo campo negli ultimi anni.
Sarebbe anche un modo di accontentare Donald Trump, che chiede con forza ai suoi partner europei nella NATO di portare non solo più al 2% del PIL la quota delle spese militari italiane (oggi all'1,5%), ma addirittura al 5%. Lo stesso Crosetto la ritiene una quota troppo alta, ma accordandosi con Starlink l'Italia potrebbe arrivare almeno al 2,5% o 3% entro il 2030: aumenterebbe quindi la spesa militare, come desiderato oltreoceano, ma i satelliti sarebbero usati anche per scopi civili.
Sarebbe però anche la prima volta in assoluto che un'importante branca della difesa cede in appalto la propria rete di comunicazioni a una società interamente privata e addirittura straniera.
Fino a oggi, le industrie della difesa private si sono limitate a piazzare un prodotto che poi lo Stato ha gestito; anche le comunicazioni sono sempre state gestite da società che erano proprietarie della rete e che a loro volta erano di proprietà interamente statale - o almeno a maggioranza statale, come fu la ASST fino agli anni ‘90 e poi la Telecom fino alla recente cessione del 2024.
Per questo motivo anche nella maggioranza di centrodestra c'è chi, pur favorevole al contratto con Musk, vorrebbe che venisse inserita una clausola di garanzia nei confronti del governo statunitense in caso di inadempienze o abusi da parte di Starlink nella fornitura del servizio.
L'impegno politico diretto di Musk (che con i suoi Tweet si intromette nelle vicende elettorali dei vari Paesi europei - dalla Gran Bretagna all'Italia alla Germania - tifando per l'estrema destra), il fatto che egli sia uno stretto collaboratore di Trump - il quale a parole sta rivelando una certa aggressività, da Panama alla Groenlandia, prima ancora di insediarsi formalmente - non aiuteranno certamente a tenere lontano dalle polemiche un accordo che Musk da parte sua considera già concluso e che potrebbe anche ricevere ulteriori finanziamenti pubblici destinati a coprire le cosiddette "zone grigie" finora non coperte da una rete in banda larga via cavo o mobile.
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