Dopo l'acquisto degli spagnoli, la possibilità di separazione della rete per alcuni versi si avvicina, per altri si allontana.
[ZEUS News - www.zeusnews.it - 27-09-2013]
Lo scorporo della Rete Telecom Italia si fa più vicino dopo che Telefónica ha acquisito la maggioranza del pacchetto di telco che ha il controllo dell'ex monopolista?
Innanzitutto lo scorporo può essere deciso da Telecom Italia stessa, come aveva già fatto con la decisione del Cda e l'annuncio convinto di Patuano e Bernabè, anche se poi è sembrato che ci avessero ripensato.
Telefónica (che non ha mai visto positivamente l'operazione) potrebbe congelare il tutto, una volta che avrà nominato i suoi nuovi rappresentanti, e magari sostituito almeno Bernabè al vertice di Telecom Italia. Gli spagnoli potrebbero dare l'incarico all'ex presidente di Telecom Italia Galateri di Genola, che però dovrebbe dimettersi dalla presidenza delle Generali; Galateri di Genola infatti è sempre stato il più vicino ai soci spagnoli.
Nel caso Telefónica bloccasse tutto, l'Agcom potrebbe imporre lo scorporo della rete, in base alla legge, per garantire la parità di accesso a tutti gli operatori; ma dovrebbe dimostrare che oggi non c'è parità anche nei processi che Telefónica promuoverebbe di fronte al Tar e al Consiglio di Stato, con un allungamento dei tempi di un anno e più per l'iter giudiziario.
L'Agcom è un organismo indipendente, ma i suoi componenti sono espressione di partiti: se il presidente Angelo Cardani (vicino a Monti) fosse d'accordo, gli altri di estrazione Pd o Pdl forse la penseranno diversamente.
Quanto ai partiti tradizionali, non si sa bene quale sia la loro opinione sul tema; soltanto i 5 Stelle vorrebbero la rinazionalizzazione completa della rete Telecom: è da sempre nel loro programma.
Come Google a suo tempo acquisì Motorola, nel settembre 2013 Microsoft ha acquisito Nokia, entrando di fatto nel mercato dei telefonini in competizione con i giganti del settore. Come vedi queste due mosse? | |||||||||||||
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Ma una rinazionalizzazione della rete significherebbe far rientrare nel bilancio pubblico una parte - anche solo la metà - dei debiti Telecom Italia. Questo ci è precluso dai vincoli che ci pone l'Unione Europea: senza un superamento del tetto annuo del 3% nel rapporto deficit/Pil è impossibile.
Un'altra questione da chiarire è se la Cassa Depositi e Prestiti sia disponibile a entrare nel capitale della nuova azienda. Senza i capitali freschi e ingenti della Cassa, la società non potrebbe reggere: Telefónica non può decidere ingenti investimenti, stante il suo indebitamento, dovuto alla crisi spagnola peggiore di quella italiana.
Anche la Cassa Depositi e Prestiti obbedisce al Governo, che ne nomina il consiglio di amministrazione; ma il Governo attuale, ammesso che duri, avrà la forza di decidere un investimento del genere?
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