Il ministro Bonisoli ha firmato il decreto di attuazione della legge del 2016.
[ZEUS News - www.zeusnews.it - 20-11-2018]
Sebbene si dica - ed è vero - che guardare un film in casa propria e guardare lo stesso film al cinema siano due esperienze che non si possono paragonare (intendendo che la seconda sia nettamente migliore), è innegabile che l'avanzata dei servizi di streaming stia incidendo notevolmente sulle abitudini degli amanti delle pellicole.
Le presenze nelle sale cinematografiche risentono della molteplicità di mezzi alternativi con cui è possibile gustarsi il proprio film preferito, e l'unica leva che i cinema possono utilizzare per conquistare gli spettatori è costituita dalla tempistica.
Infatti per consuetudine in Italia, come in altri Paesi, si lasciano trascorrere 105 giorni dalla proiezione nelle sale prima che un film sia disponibile online.
Con la legge 220 del 2016 (ribattezzata «legge anti-Netflix»), quella consuetudine è diventata legge - limitatamente ai film italiani - e ora il ministro per Beni culturali Alberto Bonisoli ha firmato il decreto attuativo che, in base a quella norma, «regola le finestre in base a cui i film dovranno essere prima distribuiti nelle sale e dopo sulle piattaforme dello streaming».
In pratica, ora in Italia per legge devono trascorrere circa tre mesi dall'arrivo di una pellicola italiana nei cinema prima che questa sia disponibile in streaming o comunque su piattaforme alternative.
C'è però un'eccezione a questa regola: il Ministro ha voluto infatti inserire una deroga, che riguarda i film proiettati in meno di 80 sale o che sono stati visti da meno di 50.000 persone durante le prime tre settimane di proiezione. In questi casi il periodo di attesa viene ridotto a 60 giorni.
Il decreto introduce anche un'ulteriore eccezione, non prevista dalla legge nella sua formulazione iniziale: i film che non passeranno mai per le sale non devono rispettare alcun periodo di attesa prima di essere disponibili in streaming.
Al di là delle esenzioni, il motivo di tutto ciò è ovvio: tutelare le sale cinematografiche. Lo ammette il Ministro stesso: «Penso che sia importante assicurare che chi gestisce una sala sia tranquillo nel poter programmare film senza che questi siano disponibili in contemporanea su altre piattaforme».
L'industria cinematografica italiana ha salutato festosamente la pubblicazione del decreto: nelle parole di Carlo Fontana, presidente dell'AGIS, Netflix e soci altro non sono che «concorrenza sleale» e quindi è giusto che una legge ne limiti la libertà di azione.
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Se gli amanti dello streaming in italia non potranno essere tanto soddisfatti quanto l'Agis, almeno potranno consolarsi pensando che i loro omologhi francesi sono messi peggio.
Oltralpe, infatti, la legge prevede che il ritardo tra l'arrivo di un film nelle sale e il suo approdo sulle piattaforme in streaming sia di ben tre anni.
In ogni caso, non è detto che la legge riesca a sortire l'effetto desiderato ma, anzi, non si trasformi in un boomerang.
Qualora infatti il successo delle piattaforme di streaming continui a crescere, i produttori potrebbero decidere di saltare del tutto il passaggio nelle sale cinematografiche e rendere i film disponibili direttamente online, sfruttando la seconda eccezione di cui parlavamo poc'anzi, condannando definitivamente i cinema.
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