Minima complessità necessaria (2)
[ZEUS News - www.zeusnews.it - 14-04-2025]
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Minima complessità necessaria
Un esempio tra tanti. Le compagnie aeree esternalizzano la gestione della sicurezza informatica perché non sono in grado di gestirla. I fornitori di sicurezza informatica non sono in grado di gestire la complessità dei sistemi su cui operano. Neppure di un normale server Windows.
Moltissimi server derivano da sistemi operativi nati monoutente e che, malgrado tutte le evoluzioni tecnologiche, o forse proprio a causa di esse, continuano a portarsi dietro questa maledizione. È noto che per gestire la loro sicurezza bisogna inserirvi software commerciale e continuamente aggiornato, che gira a livello kernel. Cosa mai potrebbe andare storto?
Eppure, già ai tempi dei mainframe un server era così robusto che dopo l'installazione poteva non essere mai spento fino a quando non veniva dismesso. All'epoca la progettazione di sistemi operativi la insegnavano come materia obbligatoria nelle facoltà di informatica. Qualcuno non l'ha studiata bene, evidentemente.
Ma perché questo avviene? Perché il software e i servizi sono sviluppati ed erogati in una logica commerciale; gli investimenti improduttivi secondo questa logica vengono ridotti o eliminati in ogni modo.
E se per caso aveste vissuto su un albero mentre nel mondo avveniva la rivoluzione informatica, sappiate che la sicurezza e la qualità del software sono considerate (ovviamente e naturalmente) investimenti improduttivi dal punto di vista finanziario, nonché grandi ostacoli al profitto.
Sic stantibus rebus, vengono minimizzati o eliminati in tutti i modi possibili. A nulla vale che esistano, qua e là, leggi e regolamenti che rendono obbligatori questi investimenti. A nulla vale inventarsi vicepresidenze esecutive per la sicurezza informatica.
È vero che la qualità e la sicurezza di prodotti e servizi vengono sbandierate da tutte le aziende del settore. Ma è solo facciata, non può essere altrimenti quando la logica è quella commerciale.
Mille sono infatti modi per abbassare i costi e aumentare i margini di profitto nel ciclo di vita del software, dalla produzione all'utilizzo. Tutti questi modi, ma proprio tutti, vengono usati sotto la spinta strutturale della finanza "normale". Quella finanza che, dovunque, guarda prima di tutto agli obbiettivi trimestrali e ai relativi risultati finanziari. E che quindi, giusto per fare un esempio, preferisce stipulare polizze assicurative contro i rischi di danno a clienti, persone o cose derivanti dall'uso dei propri prodotti fallati, piuttosto che eliminare alla base questi rischi spendendo (di più) per aumentare la qualità del software prodotto, anche diminuendo la complessità del software e dei sistemi informativi.
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