La concorrenza di Internet e la poca propensione a spendere fanno crollare il mercato.
[ZEUS News - www.zeusnews.it - 13-12-2014]
Un tempo, il televisore era il re del salotto, l'elettro- domestico che non poteva mancare in casa.
Dal 2010 - anno di passaggio al digitale terrestre - in avanti, però, qualcosa è cambiato: le vendite non hanno fatto altro che diminuire.
I dati diffusi dall'Anitec, Associazione Nazionale Industri Informatica, Telecomunicazioni ed Elettronica di Consumo, sono molto chiari: i televisori venduti nel 2010 erano 7,2 milioni, ma già nel 2011 tale cifra era scesa a 6,3 milioni.
Le previsioni per l'anno in corso parlano di un calo decisamente accentuato, con 4,6 milioni di televisori venduti: ciò significa che la spesa è passata dai 2,4 miliardi di euro del 2011 all'1,6 miliardi di quest'anno.
I motivi sono vari: da un lato è finita la spinta costituita dal cambio del «parco macchine» causata dal passaggio al digitale, come spiega Claudio Lamperti, vicepresidente di Anitec; ormai i grandi numeri causati dallo switch off stanno rientrando verso la normalità.
Poi bisogna considerare la diffusione di Internet: laddove per vedere un film prima si acquistava un nuovo televisore, oggi lo schermo del PC, specie se di dimensioni generose, è sufficiente e soddisfacente, anche perché buona parte dei contenuti arrivano dalla Rete e non più dall'etere.
Si spiega anche così il rilevato calo di interesse verso i televisori con schermi più piccoli - di dimensioni che concorrono con quelle degli schermi dei PC - mentre invece resistono le vendite dei TV di grandi dimensioni.
L'incremento delle vendite di televisori che supportano le ultime tecnologie, dall'Ultra HD all'Oled, «è costante: il 50% su base annua» come spiega sempre Lamperti.
Pare, comunque, che gli italiani siano gli europei meno disposti a spendere quando si tratta di acquistare un nuovo televisore.
L'Anitec ha rilevato che il prezzo medio d'acquisto è di 350 euro, mentre in Spagna si arriva a 400 euro e la media europea è addirittura di 500 euro.
Secondo Lamperti ciò è dovuto al fatto che gli acquirenti italiani non capiscono «che stiamo vendendo dispositivi diversi e non semplici televisori»: insomma, chi acquista un TV al giorno d'oggi in Italia non si avvedrebbe di tutte le possibilità aggiuntive che esso offre rispetto ai modelli di 10 o 20 anni fa, e per questo motivo non sarebbe disposto a spendere cifre importanti.
Ciò si tradurrebbe ovviamente in un giro d'affari inferiore e in meno guadagni per i produttori, una dinamica che alla fine, secondo l'intervista rilasciata da Lamperti a La Repubblica, «ricade sulle spalle dei lavoratori. I produttori se restano in Italia lo fanno diminuendo i posti di lavoro. Oppure lasciano direttamente il Paese: penso a Hitachi o a case italiane come la Mivar che sono scomparse»
La soluzione? «Dobbiamo comunicare meglio che ormai non vendiamo più "solo un televisore" ma un dispositivo in grado di integrare tutti gli aspetti della nostra voglia di intrattenimento» conclude Lamperti.
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