La mancanza di sviluppatori e la concorrenza stanno portando la suite alla chiusura.
[ZEUS News - www.zeusnews.it - 05-09-2016]
Un tempo, intorno al nome di OpenOffice (per la precisione OpenOffice.org) si radunavano quanti non volevano adeguarsi agli standard di fatto imposti da Microsoft Office ma preferivano un software libero e open source.
Quando però Oracle acquisì Sun, un gruppo consistente di programmatori si staccò dal progetto per fondare LibreOffice a causa delle scarse garanzie di libertà offerte da Oracle, che intendeva fare di OpenOffice un prodotto commerciale da affiancare alla versione community OpenOffice.org, diventata poi Apache OpenOffice una volta passata nella mani della Apache Foundation.
Per alcuni anni, LibreOffice e OpenOffice hanno convissuto, ma le preferenze degli utenti sono via via confluite tutte verso la prima suite anche grazie al supporto garantito ad essa da molte delle più note distribuzioni Linux.
Tutto ciò ha portato alla situazione attuale, sintetizzata in una lettera scritta da Dennis Hamilton, vicepresidente di Apache OpenOffice, e intitolata «Quali sarebbero le conseguenze del ritiro di OpenOffice?».
Il cuore della questione è semplice: non ci sono abbastanza sviluppatori per portare avanti un progetto di tali dimensioni. Pertanto, la possibilità che OpenOffice sparisca è diventata molto concreta, anche se nessuna decisione è ancora stata presa.
Se davvero OpenOffice dovesse chiudere, il codice sorgente resterebbe disponibile per chiunque volesse utilizzarlo, ma sarebbe necessario che questa persona si affidasse a un'infrastruttura diversa dall'attuale progetto la coordinazione dello sviluppo.
Insieme alla suite, naturalmente, cesserebbero le attività anche i blog e gli account Facebook e Twitter: non ci sarebbe più ragione di tenerli in vita.
Gli sviluppatori, dal canto loro, non vorrebbero veder chiudere la loro creatura, che ha ancora milioni di utilizzatori in tutto il mondo: alcuni suggeriscono che prima di pensare alla chiusura si dovrebbe tentare di attirare altre persone che lavorino allo sviluppo.
Secondo Hamilton, però, il problema non si risolverebbe semplicemente guadagnando qualche volontario. «La mia opinione è che la barriera maggiore sia la mancanza di un modello funzionante di business/operativo/di raccolta fondi» scrive il vicepresidente.
«In aggiunta a ciò, non ci sono abbastanza sviluppatori che abbiano la capacità, le competenze e la volontà di apportare miglioramenti sensibili ad Apache OpenOffice. Il gruppo, qualunque sia, sta invecchiando e riducendosi per diverse ragioni. I problemi di cui Apache OpenOffice soffre da questo punto di vista hanno un effetto negativo anche su qualsiasi organizzazione si voglia mettere in piedi per supportare il codice, anche con sviluppatori pagati».
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