[ZEUS News - www.zeusnews.it - 18-09-2019]
Non è solo l'impossibilità di accedere ad Android a mettere in difficoltà Huawei, azienda cinese ormai da mesi nel mirino dell'amministrazione americana e che produce sia smartphone che laptop.
Se per i primi la soluzione almeno temporanea è adottare una versione di Android - il cui cuore è open source - senza le applicazioni di Google, per i secondi si pone il problema di sostituire Windows 10 con un altro sistema operativo.
Ovviamente Huawei non può semplicemente abbandonare il settore dei computer portatili, in cui le scelte di design dell'azienda le hanno procurato un generale apprezzamento, tanto che alcuni si sono spinti a definirla «la Apple cinese».
Così, i dirigenti dell'azienda cinese hanno deciso di puntare su Linux, e in particolare sulla distribuzione Deepin, una derivata di Debian che da un lato è sviluppata proprio in Cina e dall'altro ha fatto delle scelte estetiche e dell'attenta progettazione dell'ambiente desktop un proprio punto di forza.
I portatili Huawei con Linux Deepin per il momento sembrano essere limitati al mercato cinese, dove sono in vendita tramite il negozio online Vmail: vi si trovano i modelli MateBook 13, Matebook 14 e Matebook X Pro, tutti equipaggiati con il sistema del pinguino.
Considerati i rapporti tra Huawei e il governo USA, in costante evoluzione e caratterizzati da successivi irrigidimenti e ammorbidimenti, non è possibile predire se l'adozione di Linux Deepin sui portatili Huawei sia qui per restare o se invece, qualora dovesse risolversi tutto in amicizia, la possibilità di scegliere sarà spazzata via dal ritorno di Windows 10.
La situazione dell'azienda cinese dovrebbe però essere l'occasione per far riflettere quanti operano in nazioni estere rispetto agli USA e appoggiano tutte le proprie attività su tecnologie da cui, in linea di principio, possono restare esclusi quasi dall'oggi al domani, cosa impossibile adottando soluzioni open source.
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