[ZEUS News - www.zeusnews.it - 24-08-2021]
«Non importa che se ne parli bene o male purché se ne parli» sembrerebbe il motto perfetto per una piattaforma come Facebook, la cui intera attività si basa proprio sulla condivisione di contenuti (e del pettegolezzo e dell'esibizionismo) e sul fatto che gli utenti "parlino" di qualunque argomento.
Quando però l'argomento in questione è o rischia di essere Facebook stesso, le cose cambiano: a quel punto, a quanto pare, il primo obiettivo è evitare di diffondere un'immagine negativa del social network in blu.
Alcuni giorni fa Facebook ha pubblicato un rapporto relativo ai contenuti più condivisi dagli utenti statunitensi durante il secondo trimestre di quest'anno. È il primo rapporto di questo tipo a essere mostrato al mondo ma, stando a quanto ha rivelato il New York Times, esiste un precedente nascosto.
Già per il primo trimestre, infatti, Facebook voleva pubblicare un rapporto che mostrasse i contenuti più visti. Però s'è fermata prima della pubblicazione effettiva, poiché s'è resa conto che avrebbe rischiato di mettersi in cattiva luce.
Il post più visto era infatti un articolo il cui titolo recitava «Dottore "sano" muore due settimane dopo aver ricevuto il vaccino per la Covid-19; il CDC sta indagando sul perché».
Un dibattito interno ha evidenziato come ciò avrebbe potuto indurre i lettori del rapporto a pensare che Facebook fosse frequentato in maggioranza da persone contrarie al vaccino, o che promuovesse lo scetticismo nei confronti di questa pratica; in altre parole, avrebbe potuto costituire un problema «di pubbliche relazioni». Così il rapporto è stato nascosto.
«Abbiamo preso in considerazione la possibilità di rendere pubblico il rapporto già prima ma, poiché eravamo consapevoli dell'attenzione che avrebbe attirato, esattamente com'è successo in questa settimana, abbiamo individuato alcuni cambiamenti che abbiamo voluto apportare al sistema» ha poi dichiarato Andy Stone, portavoce di Facebook, quando la faccenda è venuta a galla.
Insomma, ancora una volta il tentativo di nascondere un potenziale disastro per le pubbliche relazioni non ha fatto altro che causarlo, e causarlo oltretutto in un periodo difficile per Facebook, che negli USA deve difendersi dall'accusa di monopolio ufficializzata lo scorso 19 agosto dalla Federal Trade Commission e basata sulle acquisizioni di WhatsApp e Instagram.
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