E le batterie dovranno essere facilmente sostituibili o almeno durare di più.
[ZEUS News - www.zeusnews.it - 06-09-2022]
Bisogna riconoscere all'Unione Europea una certa costanza nel cercare di limitare al massimo l'obsolescenza programmata dei dispositivi elettronici in generale e degli smartphone in particolare, obiettivo cui tendono diverse iniziative legislative approvate negli ultimi anni e altre ancora in fase di elaborazione.
Tra queste ultime, degna di nota è la bozza attualmente allo studio presso la Commissione Europea e che prevede tutta una serie di novità sulla carta ottime per gli utenti.
La bozza, il cui campo d'applicazione spazia dagli smartphone ai tablet, passando per i telefoni cordless, prende le mossa dalla constatazione di come i telefoni «vengano spesso sostituiti prematuramente» senza essere «adoperati o riciclati a sufficienza»: ciò si traduce in apparecchi che vengono pensionati quando ancora svolgono adeguatamente il loro compito e che, nella maggior parte dei casi, finiscono poi per aumentare il quantitativo complessivo di rifiuti elettronici.
Ecco quindi che la UE vorrebbe imporre a tutti i produttori un periodo minimi di cinque anni, calcolato dalla rimozione di un dato modello dal mercato, durante il quale i pezzi di ricambio (batterie, schermi, fotocamere, pulsanti, microfoni e via di seguito) devono essere disponibili e facilmente reperibili.
Non solo: a disposizione devono essere anche istruzioni chiare e dettagliate su come operare le sostituzione e le riparazioni affinché gli utenti più coraggiosi ma soprattutto quanti offrono servizi professionali di questo tipo possano operare senza dover affrontare l'ostacolo della mancanza di documentazione ufficiale.
Qualora poi i produttori di telefoni non vogliano mettere a disposizione batterie sostitutive, dovranno garantire che quelle fornite insieme al dispositivo rispettino degli standard minimi: dopo 500 cicli di ricarica devono possedere ancora l'83% della capacità nominale, e tale percentuale deve essere ancora pari all'80% dopo 1.000 cicli di ricarica.
Per avere un'idea della situazione attuale, possiamo ricordare come Apple affermi che le batterie degli iPhone sono progettate per garantire l'80% della capacità dopo 500 cicli.
Le attenzioni dell'Unione Europea non si concentrano soltanto sull'hardware, ma riguardano anche il software.
Prevedono infatti che i fornitori dei sistemi forniscano aggiornamenti ai vari OS per un minimo di tre anni, e che gli aggiornamenti di sicurezza vengano garantiti per cinque anni: allo stato attuale, soltanto Samsung e Google offrono aggiornamenti di sicurezza per cinque anni, ma non per tutti i loro dispositivi.
Inoltre, probabilmente facendo riferimento alle ben note vicende circa i rallentamenti artificiali dell'iPhone da parte di Apple (che pure non è l'unica a usare procedure poco chiare), la bozza prevede esplicitamente che l'autonomia del dispositivo «non debba deteriorarsi dopo l'applicazione di un aggiornamento del sistema operativo o del firmware», ma anche che non ci sia «alcun cambio nelle prestazioni causato dal rifiuto di un aggiornamento».
Quanto di tutto ciò che è previsto nell'attuale versione del documento si tradurrà in una direttiva valida in tutto l'Unione? È ancora presto per dirlo: il periodo che durerà fino al prossimo 28 settembre sarà ancora dedicato a ottenere opinioni e consigli sulla bozza.
Un'eventuale adozione potrebbe avvenire entro la fine dell'anno, ma la maggior parte delle norme non entrerà comunque in vigore prima che siano passati 12 mesi dalla pubblicazione della direttiva.
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