[ZEUS News - www.zeusnews.it - 03-08-2025]
Un recente studio di Microsoft Research ha analizzato l'impatto dell'intelligenza artificiale generativa sul mondo del lavoro, identificando le 40 professioni a maggior rischio di automazione e quelle meno esposte, basandosi sul punteggio denominato AI Applicability Score. Esso misura la sovrapposizione tra le capacità della IA, in particolare di strumenti come Bing Copilot, e le attività lavorative, analizzando oltre 200.000 interazioni reali negli Stati Uniti. L'analisi, che utilizza la classificazione O*NET del mercato del lavoro statunitense, evidenzia come siano più vulnerabili i ruoli incentrati su comunicazione, scrittura e gestione di dati strutturati: per esempio traduttori, scrittori, redattori, analisti di dati e operatori di call center. Al contrario, professioni che richiedono competenze pratiche e fisiche - elettricisti, idraulici, pompieri o addetti alla rimozione di materiali pericolosi - risultano meno sostituibili: l'IA generativa eccelle nell'elaborazione simbolica e testuale ma non in attività motorie o relazionali complesse.
Lo studio non si limita a previsioni teoriche ma si basa su dati concreti raccolti da interazioni con Bing Copilot, incrociati con i trend di mercato di LinkedIn e le percezioni degli utenti. L'AI Applicability Score considera tre parametri: la copertura (frequenza con cui un'attività è svolta con l'IA), il completamento (successo dell'IA nel portare a termine il compito) e l'impatto (percentuale dell'attività automatizzabile). Per esempio, attività come la redazione di email amministrative, la trascrizione di appunti o la traduzione di testi mostrano un'alta sovrapposizione con le capacità dei modelli linguistici, che possono coprire fino al 90% di queste mansioni. Ruoli come interpreti, scrittori tecnici, redattori, giornalisti, analisti di bilancio e persino DJ sono tra i più esposti: l'IA può generare, sintetizzare o correggere contenuti con precisione e velocità crescenti.
Al contrario, professioni che richiedono destrezza manuale, interazione fisica o decisioni in contesti non standardizzati risultano meno vulnerabili. Idraulici, elettricisti, operatori di attrezzature forestali o conducenti di imbarcazioni a motore dipendono da competenze che l'IA non può replicare efficacemente. Lo studio cita l'esempio storico dei bancomat: nonostante le previsioni di riduzione dei cassieri, l'automazione ha aumentato le filiali bancarie e spostato i dipendenti verso ruoli relazionali, suggerendo che l'IA potrebbe rimodellare i lavori piuttosto che eliminarli completamente. Kiran Tomlinson, ricercatore senior di Microsoft, sottolinea che l'obiettivo non è dimostrare la sostituzione totale dei lavoratori ma evidenziare come l'IA possa supportare o automatizzare compiti specifici, lasciando spazio al giudizio umano per le attività complesse.
Lo studio appare in un momento in cui il dibattito circa i ruolo della IA nel mondo del lavoro è particolarmente vivo. Il CEO di Anthropic Dario Amodei ha previsto che entro cinque anni fino al 50% dei lavori impiegatizi di livello base possa scomparire; il responsabile del design di Mercedes-Benz ha dichiarato che l'IA potrebbe sostituirlo entro un decennio, a costi inferiori. Studi come quello dell'Università di Princeton indicano che professioni come operatori di call center e insegnanti di discipline umanistiche sono altamente a rischio, mentre i ruoli manuali restano protetti. In un futuro anche questi potrebbero essere automatizzati con l'adozione di infrastrutture standardizzate, come edifici progettati per la manutenzione robotica.
Dal punto di vista economico l'impatto dell'IA potrebbe essere ambivalente. Il World Economic Forum prevede che entro il 2030 l'automazione creerà 170 milioni di nuovi posti di lavoro ma allo stesso tempo ne eliminerà 92 milioni, con i lavoratori più giovani (16-24 anni) particolarmente esposti. In Italia sono a rischio settori come il manifatturiero, il commercio al dettaglio e l'ospitalità; sanità, istruzione e tecnologia vedranno una crescita di domanda per competenze in IA, big data e cybersecurity. Lo studio di Microsoft non quantifica licenziamenti reali ma suggerisce che le aziende possano ridurre il personale in ruoli automatizzabili o ridefinire le mansioni, creando opportunità per nuove professioni come esperti in gestione di sistemi IA o etica dell'IA.
Al momento è difficile offrire una mappa dettagliata dell'impatto dell'IA generativa sul lavoro e nemmeno lo studio di Microsoft si avventura in questo compito; evidenzia invece la vulnerabilità delle professioni intellettuali ripetitive e la resilienza di quelle pratiche. Se da un lato l'automazione minaccia ruoli come traduttori e analisti, dall'altro apre a una ridefinizione delle competenze, con un'enfasi crescente su creatività, empatia e abilità manuali. La sfida per i lavoratori e le aziende sarà adattarsi a questo cambiamento, investendo in formazione e nuove competenze per navigare un mercato del lavoro in rapida trasformazione.
Di seguito, le pagine dello studio che elencano i lavori più a rischio e quelli meno a rischio.
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