Microsoft coinvolta per "pubblicità ingannevole" riguardo ai PC in grado di eseguire il suo sistema operativo.
[ZEUS News - www.zeusnews.it - 04-04-2007]
Ancor prima della presentazione di Windows Vista, Microsoft lanciò la campagna pubblicitaria che tutti conosciamo, consentendo tra l'altro ai produttori di personal computer di creare un adesivo da applicare alle loro macchine attestante che erano in grado di eseguire normalmente il nuovissimo sistema operativo.
E' vero che probabilmente tutti i PC con una dotazione media sono in grado di eseguire le operazioni basilari; la musica cambia però quando si vanno a richiedere funzioni avanzate che necessitano di dotazioni hardware ben sopra la media soprattutto per quanto attiene la grafica.
La denunzia, presentata alla Corte del Distretto Occidentale di Washington, eccepisce che l'adozione del logo Windows Vista Capable ha tratto in errore decine di migliaia di consumatori, ignari delle limitazioni che avrebbero incontrato a causa della insufficiente dotazione delle macchine; e Microsoft avrebbe coscientemente giocato sull'equivoco, provocando un danno economico che si aggira sui 5 milioni di dollari e ha coinvolto oltre 10 mila persone.
Nelle sue controdeduzioni Microsoft tuttavia dimentica di aver venduto -di riffe o di raffe- oltre 20 milioni di licenze Windows Vista già durante il primo mese di lancio e che i suoi sistemi operativi, installati sul 95% dei personal, rappresentano le maggiori entrate con circa il 75% delle ricavo complessivo: il sospetto del "non olet" non sembra poi così privo di fondamento.
Tra le altre "grane" che si profilano all'orizzonte, due sono di una certa importanza. La prima riguarda un'ennesima patch in corso di urgente rilascio, che riguarderebbe un'accertata vulnerabilità -Vista inclusa- dei file con estensione .ani utilizzati per personalizzare il cursore e che, secondo il capo della ricerca di F-Secure Mikko Hypponen, permetterebbero attacchi via web e per email.
La seconda consiste nel rifiuto di concordare un termine entro il quale gli scopritori di falle dovrebbero astenersi dal renderle pubbliche dopo averne informati i produttori del software.
Mozilla indica trenta giorni, ma Microsoft non ci sente; forse ancora crede, o preferisce far credere, che i suoi programmi non siano poi così "bacati" da dover prefigurare tempi certi di intervento. O forse teme di esporsi a richieste di danno, una volta accertata la data di formale comunicazione dell'esistenza del difetto software.
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