Ma sono in ritardo di due anni.
[ZEUS News - www.zeusnews.it - 14-04-2014]
La MPAA e la RIAA, le associazioni delle case cinematografiche e discografiche americane, sono tornate all'assalto di Megaupload.
Incuranti del fatto che il sito abbia chiuso i battenti nel gennaio del 2012, dopo l'ormai famoso raid dell'FBI, i due colossi hanno deciso di rinnovare le proprie accuse.
Sia la MPAA che la RIAA si sono rivolte a tribunali della Virginia, dove hanno ripetuto la descrizione di Megaupload già fornita varie volte, ossia quella che dipinge il sito come un'attività commerciale creata appositamente per violare il copyright e che avrebbe generato milioni di dollari a spese delle major.
Secondo la RIAA, inoltre, «per molti anni, attraverso ciò che chiamavano programma "Uploader Rewards", gli imputati pagavano i propri utenti affinché caricassero contenuti popolari, pur sapendo che violavano il diritto d'autore, fino a che gli imputati alla fine posero fine al programma, pochi mesi prima del loro rinvio a giudizio».
Le due associazioni ora puntano a un ulteriore processo in cui Kim Dotcom e soci dovranno difendersi dalle accuse di violazione diretta del diritto d'autore, istigazione alla violazione del diritto d'autore, e complicità in violazione del diritto d'autore.
Tuttavia Ira Rothken, avvocato di Kim Dotcom, è convinto che le major non riusciranno a prevalere: «La RIAA, la MPAA e il Dipartimento della Difesa sono come tre topolini ciechi che si inseguono l'un l'altro nell'avanzare accuse senza fondamento e nell'attaccare una tecnologia cloud che è neutra nei confronti del copyright».
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