Nasce DNS4EU, in nome della sicurezza e del blocco dei contenuti sgraditi.
[ZEUS News - www.zeusnews.it - 20-01-2022]
Il servizio DNS è una delle colonne portanti dell'Internet moderna: a esso spetta la risoluzione dei nomi, ossia l'assegnazione dei nomi mnemonici ai vari nodi della rete, che dispongono di un indirizzo numerico.
Per esempio, è grazie alla consultazione di un server DNS che, quando un utente scrive nella barra del browser l'indirizzo di un sito (come www.zeusnews.it), il programma di navigazione può contattare il server web che ospita quel sito.
A quanto pare, l'Unione Europea si sta rendendo conto che, pur esistendo nominalmente una certa varietà di fornitori di questi servizi, la maggior parte del traffico passa attraverso i server di poche aziende, tra cui l'immancabile Google.
Tale concentrazione preoccupa la UE innanzitutto perché, se tutto il traffico passa attraverso un solo nodo di smistamento, basta che questo vada in crisi affinché tutto si fermi. È il principio del single point of failure che chiunque progetti sistemi informatici cerca di evitare.
Per questo e altri motivi le autorità di Bruxelles hanno così proposto di lanciare un servizio DNS europeo, battezzato DNS4EU: l'idea è poter realizzare un'infrastruttura a disposizione di tutti i Paesi dell'Unione, i quali in questo modo non dovrebbero più dipendere da servizi gestiti da poche società estere le quali, oltretutto, non sono soggette alle norme europee.
DNS4EU è infatti pensato affinché siano rispettate, per esempio, le regole sulla privacy in vigore nel Vecchio Continente, generalmente più restrittive e garantiste rispetto a quelle in vigore negli Stati Uniti: avendo a disposizione un servizio DNS europeo garantire che tali norme non siano violate dovrebbe essere più semplice rispetto a provare a costringere aziende che rispondono ad altre legislazioni.
C'è poi un altro fatto che rende desiderabile la costituzione di DNS4EU da parte dell'Unione Europea, un fattore che però gli utenti potrebbero non vedere di buon occhio: la possibilità di applicare rapidamente filtri che siano rispettati da tutti i dispositivi operanti in Europa.
Questa censura centralizzata - poiché in fondo si tratta di questo - viene invocata nel documento di presentazione in nome della sicurezza: le informazioni raccolte dai vari servizi di cybersecurity di tutti gli Stati confluirebbero in un unico punto che provvederebbe a neutralizzare le minacce per tutti, bloccandone rapidamente la diffusione.
D'altra parte, il documento non nasconde nemmeno la volontà di usare i DNS europei per rendere impossibile l'accesso «ad altri tipi di contenuti», come quelli che un tribunale può ordinare di bloccare. I vari detentori del copyright sarebbero sicuramente soddisfatti della realizzazione di un'infrastruttura del genere, ma il vero problema riguarda la possibilità di abusi: chi garantisce che il blocco non colpisca certi contenuti semplicemente perché sgraditi da chi detiene il potere in un dato momento?
Davanti a un quadro del genere, potenzialmente molto preoccupante, è però necessario tenere anche presente che pare estremamente difficile imporre l'utilizzo di un dato servizio DNS a tutti gli utenti d'Europa: sulla carta sarà forse possibile farlo a livello di legge per i computer dei vari enti statali ma, anche solo da un punto di vista tecnico, fare lo stesso con i dispositivi privati degli utenti è davvero una ipotesi irreale, se non distopica. Ciò, d'altra parte, non implica che a qualcuno non venga in mente di provarci lo stesso.
Il progetto DNS4EU è in ogni caso soltanto agli inizi: i prossimi mesi ci diranno se guadagnerà consensi e quali eventuali problemi saranno sollevati prima ancora che ne inizi la realizzazione.
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