Si torna al punto di partenza, ossia all’OPA degli americani di KKR.
[ZEUS News - www.zeusnews.it - 12-03-2022]
All'inizio c'era stata l'OPA su TIM di KKR, il fondo americano coinvolto da Luigi Gubitosi, interessato a lanciarla ma senza fretta e in modo non ostile per poi separare la società in due tronconi, uno per la rete e uno per i servizi.
Poi Gubitosi, costretto a lasciare TIM perché accusato di tenere troppo il bordone agii americani, è stato sostituito da Pietro Labriola il quale, dopo un po' di elucubrazioni, ha tirato fuori un piano che non si scostava sostanzialmente da quello degli americani: prevedeva sempre due TIM al posto di una, ma affermava più chiaramente che dovessero essere sempre sotto il controllo di una unica holding, controllata ancora da CDP e Vivendi.
Dopo l'annuncio di questo nuovo piano industriale, le azioni TIM sono però crollate scendendo ai valori più bassi di sempre a causa di una speculazione che aveva sperato troppo nell'OPA di Kkr.
Allo stesso tempo, la decisione ormai ufficializzata di dividere l'azienda - insieme all'annuncio di 6.000 nuovi esuberi - portava alla rottura con i sindacati dei lavoratori, culminata con una giornata nazionale di sciopero.
Attualmente il valore del titolo TIM, intorno ai 25 centesimi, è meno della metà di quanto avrebbe offerto KKR per acquisire l'intera azienda e toglierla dalla Borsa: per questo motivo i consiglieri cosiddetti indipendenti hanno voluto una convocazione straordinaria del Consiglio di Amministrazione, che ha deciso di dare mandato al Presidente Rossi di riaprire il confronto con KKR.
Dopo quasi cinque mesi si torna quindi al punto di partenza: il passaggio di TIM da public company a proprietà di un fondo americano che intende suddividerla e poi, probabilmente, venderla di nuovo a pezzetti.
In questo scenario, da un lato il governo Draghi si è dichiarato neutrale e rispettoso del mercato, che ora sembrerebbe aver deciso, e dall'altro i venti di guerra che soffiano sull'Europa sembrano aver ormai fatto sparire dal radar dei partiti il caso TIM, nonostante le tantissimi dichiarazioni dell'ultimo anno sul valore strategico dell'azienda, o per lo meno della sua rete, per la difesa e la sicurezza nazionale.
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