“C'è un nuovo sceriffo in città” dicono le autorità di Bruxelles prendendo di mira Google, Facebook, Apple e soci.
[ZEUS News - www.zeusnews.it - 07-07-2022]
Nonostante le proteste sollevate soprattutto dai giganti della tecnologia, l'Unione Europea ha approvato in via definitiva il Digital Markets Act e il Digital Services Act.
Si tratta di due provvedimenti che, nel complesso, sono stati ideati con l'intento di impedire ai maggiori nomi attivi nei settori dell'informatica, della tecnologia e delle comunicazioni di abusare del proprio potere.
Il Digital Markets Act, in sintesi, vuole evitare che le aziende più potente schiaccino la concorrenza sia mettendo all'angolo gli attuali concorrenti più piccoli esistenti, sia agendo in modo tale da impedire la nascita di nuovi.
Da qui nascono i singoli provvedimenti, come l'obbligo di aprire le diverse piattaforme software ai servizi e alle applicazioni di terze parti anche se non provengono da fonti legate al produttore (per esempio, gli utenti di iPhone dovranno poter installare app che non provengano dall'App Store) e quello relativo all'interazione tra le diverse piattaforme nell'ambito della comunicazione e dei social network (in questo caso, per esempio, i diversi servizi di messaggistica dovranno essere in grado di interoperare).
Il Digital Services Act, che è stato evidentemente scritto con una particolare attenzione verso i social network, mira a bloccare la diffusione dei contenuti illegali e di quelli etichettabili come disinformazione (pratica che fa sorgere immediatamente la solita domanda: «Chi controlla i controllori»?).
A questo fine, non solo si prevede che gli utenti possano segnalare i contenuti in violazione, ma anche che gli algoritmi utilizzati dalle varie piattaforme (Google, Facebook e via dicendo) possano essere esaminati dalle autorità per accertarsi che operino in maniera del tutto imparziale e siano in grado di fermare i contenuti "sgraditi".
«Troppo a lungo i giganti della tecnologia hanno tratto beneficio dall'assenza di regole» esulta Christel Schaldemose, relatrice per il DSA, lasciandosi forse trasportare un po' troppo dalla visione del web che ha in mente. «Il mondo digitale è diventato un Far West, in cui chi è più grosso e più forte detta le regole. Ma c'è un nuovo sceriffo in città».
«Nuove regole e nuovi diritti saranno rafforzati» prosegue la relatrice. «Stiamo aprendo la scatola nera degli algoritmi per poter dare una bella occhiata alle macchine per far soldi che stanno dietro alle piattaforme sociali».
Un analogo tono trionfalistico e giustizialista al tempo stesso è usato da Andreas Schwab, che invece s'è occupato del DMA.
«Non accettiamo più "la sopravvivenza del più forte finanziariamente"» ha dichiarato. «Lo scopo del mercato unico digitale è che l'Europa abbia le aziende migliori, e non soltanto le più grosse».
Come era già stato annunciato da Margrethe Vestager, anche se l'approvazione definitiva dei due provvedimenti è già arrivata, l'entrata in vigore è prevista non prima della primavera del prossimo anno: nei prossimi mesi infatti i diversi Stati membri della UE dovranno recepire le direttive all'interno delle proprie legislazioni nazionali.
Poi, sarà ancora necessario vedere se queste norme avranno davvero un'efficacia. C'è già chi ha fatto presente come le sanzioni previste per le aziende in violazione - fino al 20% del fatturato mondiale in caso di violazioni ripetute - possano non essere un incentivo sufficiente a piegarsi ai voleri di Bruxelles.
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