[ZEUS News - www.zeusnews.it - 04-02-2025]
Era ovvio ed evidente sin dall'inizio che le intelligenze artificiali non sarebbero rimaste confinate ai siti web o alle app, ma presto si sarebbe passati a prodotti concreti dotati di quelle funzionalità.
OpenAI, l'azienda dietro a ChatGPT, ha non a caso ha compilato una richiesta affinché OpenAI diventi un marchio registrato presso l'ufficio brevetti americano, con l'obiettivo di applicarlo a tutta una serie di prodotti.
L'elenco di questi prevede una gran varietà di apparecchi, dalle cuffie agli occhiali, dai telecomandi alle custodie per portatili e smartphone, fino agli smartwatch, ai gioielli, ai dispositivi per la realtà virtuale e aumentata e, naturalmente, ai robot.
La richiesta di marchio fa esplicitamente menzione di «robot umanoidi programmabili dall'utente» e «robot umanoidi che abbiano funzioni di comunicazione e di apprendimento per aiutare e intrattenere».
È chiaro che un robot umanoide dotato di IA, con il quale conversare e al quale assegnare compiti, è il sogno di chi veda in questa tecnologia la realizzazione delle promesse della fantascienza, e infatti OpenAI ha iniziato di recente a costituire un gruppo proprio per lo sviluppo di robot, alla cui guida c'è Caitlin Kalinowski, precedentemente parte della divisione di Meta che si occupa della realtà aumentata.
Un robot, affinché possa usare una IA anche senza dover essere continuamente connesso a Internet per consultarsi con i datacenter che ospitano i modelli, deve però anche essere dotato di un hardware adeguato.
Ecco quindi che OpenAI starebbe, secondo le voci di corridoio, anche lavorando allo sviluppo di chip pensati proprio per l'esecuzione dei modelli di IA, «sfruttando» - come si legge nell'applicazione - «le risorse dell'informatica quantistica per ottimizzare le prestazioni».
Poiché una richiesta di marchio è per forza di cose generica e tendenzialmente mira a coprire un campo che sia il più ampio possibile, non è dato sapere quali prodotti OpenAI intenda davvero portare sul mercato; certo è che l'era delle IA confinate ai computer e agli smartphone si appresta a finire.
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