Paralizzato da 10 anni, torna ad avvertire il tocco grazie a un chip nel cervello e un braccio robotico.
[ZEUS News - www.zeusnews.it - 16-10-2016]
Dieci anni fa Nathan Copeland, allora diciottenne, mentre tornava verso casa in una notte piovosa ebbe un incidente d'auto.
Nell'impatto, la cintura si spezzò: tra le ferite riportate, quella più grave era una lesione alla spina dorsale, che da allora l'ha lasciato paralizzato dalla vita in giù.
L'anno scorso, ormai ventisettenne, Copeland è stato sottoposto a un intervento presso il Centro Medico dell'Università di Pittsburgh, durante il quale gli sono stati impiantati nel cervello quattro chip dotati di elettrodi.
Due di questi, inseriti nella corteccia motoria, sono stati fondamentali per l'allenamento dei mesi seguenti: a poco a poco, grazie a essi Nathan ha imparato a muovere un braccio robotico presente nel laboratorio dell'Università semplicemente pensando al movimento da compiere.
Riuscire a muovere un robot con la forza del pensiero è un risultato eccezionale, ma non unico: già altri scienziati hanno raggiunto questo obiettivo.
Per i ricercatori di Pittsburgh, però, questo era solo il primo passo. Il secondo è stato ottenuto grazie agli altri due chip.
Impiantati nella regione del cervello chiamata corteccia sensoriale, hanno permesso a Nathan di riguadagnare il senso del tatto, riuscendo ad avvertire il tocco proprio sulle dita del braccio robotico (che non è una protesi, ma è collegato a lui tramite dei cavi).
Gli scienziati hanno iniziato a toccare le dita dell'uomo con dei cotton fioc, poi a mostrargli le immagini delle dita di qualcun altro che veniva toccate nello stesso modo. Durante queste operazioni hanno monitorato il suo cervello, e hanno così ricavato una mappa.
Collegando gli elettrodi a un computer esterno e quest'ultimo ai sensori del braccio robotico (tramite cavi collegati al cranio del paziente), sono poi passati all'esperimento più ambizioso: riuscire a far "sentire" a Nathan che qualcuno stava toccando le dita del braccio robotico.
Inizialmente l'uomo sentiva solo un leggero pizzicore al braccio, ma entro un mese i ricercatori hanno calibrato perfettamente il sistema: alla fine, quando qualcuno toccava una delle dita del braccio robotico, la corteccia di Nathan riceveva un impulso, ed egli avvertiva il tocco.
Tutto questo è di fondamentale importanza per lo sviluppo di protesi di nuova generazione. Sebbene la capacità di ricevere le sensazioni tattili non sia legata al movimento in sé, è importante perché è proprio grazie alle sensazioni ricevute che capiamo in che modo muoverci.
«Pensate a quando si tiene in braccio un neonato» spiega Bolu Ajibove, uno studioso che si dedica a ricerche simili ma non è coinvolto nello studio. «Se non si ha una risposta sensoriale non si sa quanta forza adoperare».
Il risultato ottenuto a Pittsburgh è, per l'ammissione degli stessi scienziati che l'hanno ottenuto, soltanto un primo passo rudimentale, ma dimostra che la strada è percorribile, una volta che si sarà appreso esattamente come stimolare elettricamente la corteccia sensoriale.
L'obiettivo finale? Guerre Stellari o, più precisamente, L'Impero colpisce ancora.
«A Luke Skywalker hanno tagliato una mano, e il giorno dopo ne aveva una robotica» commenta Nathan Copeland. «Gliela pungevano, e lui "Sì, la sento. Possiamo andare", senza fare una piega. Ora potrebbe accadere anche a qualcun altro, e in un futuro non troppo lontano».
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