Ancora una volta qualcuno propone di vietare i social a chi ha meno di tredici anni. Naturalmente senza uno straccio d'idea su come farlo in pratica. Stavolta in Italia ci prova Azione.
[ZEUS News - www.zeusnews.it - 12-06-2023]
L'8 giugno in Italia il partito Azione ha pubblicato questo tweet che propone "di vietare l'utilizzo agli under13 e la possibilità di accesso solo con il consenso dei genitori per gli under15, in linea con la normativa europea. L'età dovrà essere certificaita [sic] attraverso un meccanismo in grado di confermare in modo sicuro i requisiti e che potrà essere utilizzato anche per tutti gli altri siti a maggior rischio."
La proposta è stata descritta da Azione in questo documento, la cui unica parte vagamente tecnica è questa, che già contiene una contraddizione: si dice che quando l'utente italiano chiederà di registrarsi a un social network verrà rimandato a un servizio di identità digitale, e poi si dice che "la proposta non avrà un impatto sul funzionamento dei social media". Ma se si introduce questo rimando, allora l'impatto c'è eccome.
Gli anni passano, ma i politici proprio non riescono a mettersi in testa il concetto che la certificazione dell'età per usare i social network non si può fare e che non basta invocare un magico "meccanismo" per risolvere i problemi tecnici.
Ci siamo già passati di recente, per cui mi sono permesso di rispondere al tweet di Azione come segue.
Buongiorno, avete provato a consultarvi con gli addetti ai lavori prima di proporre questo divieto? Capisco le buone intenzioni, ma per l'ennesima volta si fanno proposte senza pensare a come si implementerebbero. Queste sono le obiezioni degli esperti:
1. Introdurre un divieto significa trovare il modo di farlo rispettare, altrimenti è inutile. Farlo rispettare significa identificare gli utenti. Chi farà questo lavoro? Chi lo pagherà? Chi vigilerà contro abusi?
2. A chi affidiamo i dati dei minori? A Facebook, Twitter, Instagram, Tinder, Ask, Vkontakte, WhatsApp, Telegram? A quante aziende dovremmo dare i documenti dei nostri figli?
3. Pensate che un dodicenne non sappia come creare un account non italiano usando una VPN per simulare di stare all'estero? [I video su YouTube sono pieni di sponsorizzazioni da parte di una nota marca produttrice di VPN; il browser Opera ha una VPN gratuita incorporata]
4. L'anonimato online è un diritto sancito dalla Dichiarazione dei diritti in Internet, approvata all'unanimità a Montecitorio nel 2015. Lo ignoriamo?
5. Cosa si fa per gli account esistenti? Li sospendiamo in massa fino a che non depositano un documento? E se un utente esistente si rifiuta di dare un documento, che si fa? E se il social network decide che non se la sente di accollarsi questo fardello tecnico immenso?
6. Se il documento andasse dato ai social network, significherebbe dare una copia di un documento d'identità ad aziende il cui mestiere per definizione è vendere i nostri dati.
7. Equivale a una schedatura di massa. Creerebbe un enorme database centralizzato di dati, attività e opinioni personali di milioni di cittadini, messo in mano a un'azienda o a un governo. E necessariamente consultabile da governi esteri.
8. Avete provato a parlarne con il Garante per la Privacy? La volta scorsa che qualcuno ha fatto una proposta analoga, la sua risposta fu questa ["Pensare di imbrigliare infrastrutture mondiali con una nostra leggina nazionale è velleitario e consegnare l'intera anagrafica a privati è pericoloso"]
9. C'è già adesso un limite di età indicato nelle condizioni d'uso dei vari social network. Chiaramente i social non riescono a farlo rispettare. In che modo pensate di riuscire a fare quello che società miliardarie non sono in grado di fare?
10. Suggerisco di non proporre SPID o altre certificazioni digitali di identità. Non solo milioni di utenti non le hanno e non le sanno usare, ma resterebbe il problema degli account esistenti. Basta, per favore, con le proposte tecnicamente insensate.
11. Fare questo genere di proposte senza avere un piano tecnico già discusso con gli esperti rischia di essere un autogol. Capisco che "per salvare i bambini" sia uno slogan sempreverde, ma non è così che si salveranno i bambini. Le carriere politiche, forse. I bambini, no.
12. Gli esperti italiani non mancano. Sentiteli. Vi diranno che, per l'ennesima volta, la proposta è irrealizzabile. Buon lavoro.
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