Mark Zuckerberg in persona si scusa per i post rimossi ai tempi del Covid, e assicura: ora è tutto cambiato.
[ZEUS News - www.zeusnews.it - 28-08-2024]
La tempistica è decisamente interessante. Mark Zuckerberg, creatore di Facebook e CEO di Meta, ha scelto i giorni in cui molte discussioni vertono sul tema della censura e della libertà in Rete a seguito dell'arresto di Pavel Durov per ammettere certe intromissioni da parte del governo americano sulle sue piattaforme.
In una lettera inviata alla Camera dei Rappresentanti USA, Zuckerberg ha infatti ammesso di aver ricevuto, nel 2021, pressioni dal governo americano per censurare certi contenuti relativi alla pandemia da Covid-19, tra cui quelli umoristici e satirici.
«Credo che le pressioni esercitate dal governo» - ha scritto Zuckerberg - «siano state sbagliate e mi rammarico del fatto che non siamo stati più trasparenti in proposito».
«Sono fortemente convinto» - si legge ancora - «che non dovremmo abbassare i nostri standard relativi ai contenuti a causa delle pressioni esercitate da qualunque amministrazione, in entrambe le direzioni; siamo pronti a reagire se qualcosa del genere dovesse accadere di nuovo».
A quanto si apprende, nel 2021 Facebook eliminò oltre 20 milioni di interventi in circa un anno, affermando che essi diffondevano disinformazione ed erano contrari alle politiche della piattaforma; in realtà, ora sappiamo che la vera motivazione era legata alle richieste del governo.
Zuckerberg ammette inoltre di aver errato quando è stato deciso di rimuovere, oltre ai contenuti relativi al Covid-19, anche una storia pubblicata nel 2020 dal New York Post e relativa a un caso di corruzione in cui era coinvolta la famiglia del presidente americano Joe Biden.
Ora le politiche interne che hanno portato a quegli interventi, di cui il CEO di Meta si rammarica, sono cambiate: così sostiene Zuckerberg, che sottolinea il proprio nuovo impegno per la libertà d'espressione.
E, forse, cerca di stornare da sé le accuse di "collaborazionismo" che gli vengono rivolte da quanti difendono l'operato di Durov, affermando che anche Facebook viene usato per gli stessi reati per i quali è nei guai il fondatore di Telegram, ma Mark Zuckerberg non è nei guai perché è sempre pronto a piegarsi alle richieste dei governi.
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