L'arresto di Durov e le nostre libertà

Il caso del fondatore di Telegram è complicato e delicato per la libertà in Rete



[ZEUS News - www.zeusnews.it - 29-08-2024]

Telegram

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Arrestato il fondatore di Telegram

L'arresto in Francia di Pavel Durov - il fondatore e proprietario di Telegram, la piattaforma social molto usata dai dissidenti politici di tutti i Paesi e regimi politici ma anche dalla criminalità organizzata - è il segnale di un giro di vite importante per la libertà di espressione in Rete.

Da notare innanzitutto che Durov, cittadino francese e russo, i primi problemi li aveva avuti con V-Kontakte, la sua piattaforma on line di lingua russa, che è stato costretto a cedere proprio per non rischiare la chiusura e probabilmente l'arresto in Russia.

Oggi il suo Telegram, usato tantissimo anche dai gruppi della dissidenza pacifista russa contro Putin, è invece sotto accusa - l'indagine è aperta da tempo - proprio in Occidente.

Dopo il caso di TikTok e la volontà di chiuderlo da parte dell'amministrazione Biden negli USA perché considerato espressione dello Stato e del partito comunista cinese, l'arresto di Durov è un altro volto del cambio di passo da parte degli Stati nazionali nel cercare di contenere l'area globale di dibattito ma anche di spazio sottratto alla loro sovranità fiscale, giudiziaria e politica.

Bisogna riconoscere che le accuse fatte a Durov - che ora rischia un processo penale in Francia e parecchi anni di prigione, se condannato per tutti i capi di accusa - mettono assieme cose molto diverse tra loro.

Un conto è il rifiuto di moderare e reprimere le discussioni su Telegram in cui sono presenti gruppi di ogni tendenza politica e culturale e religiosa: dai nazisti agli antifascisti, dai pacifisti anti Putin ai gruppi filo russi.

Un altro conto è il rifiuto di collaborare con le autorità, di regimi democratici ma anche autoritari, alla repressione di crimini come lo spaccio di droga, il commercio illegale di armi, la pedofilia e la pedopornografia.

Si tratta di capire cosa significhi veramente collaborazione e non collaborazione. Fino a che punto dovrebbe spingersi la collaborazione? Fino all'obbligo di consegnare completamente le chiavi del social alle autorità giudiziarie? E quanto queste sono soggette al potere dei governanti? Quanto sono realmente indipendenti?

Il processo quindi non riguarda soltanto il "solito" miliardario della new economy ma in pratica i diritti e le libertà di tutti noi.

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© RIPRODUZIONE RISERVATA

Pier Luigi Tolardo

Commenti all'articolo (ultimi 5 di 39)

Okkio che Biscardi vi fa causa per danno d'immagine...
9-9-2024 08:55

Certo che lo avevi specificato, ma questo non significa che, comunque, un fondo di possibilità non ci possa essere anche non essendo gombloddisti.
8-9-2024 18:12

Per fortuna che avevo specificato: Leggi tutto
8-9-2024 17:04

Plausibile ma tutto ancora da dimostrare e verificare, vedremo gli sviluppi. Leggi tutto
8-9-2024 15:21

Anche questo è vero... :-k Vedremo.
8-9-2024 01:20

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L'app che permette di noleggiare un'autovettura direttamente dallo smartphone è molto contestata dai tassisti.
Non è necessario introdurre nuove regole per l'app. I tassisti hanno torto, perché il mondo si evolve ma loro ragionano come se Internet non esistesse, difendendo ciecamente la loro casta (che ha goduto di fin troppi privilegi negli ultimi anni).
I tassisti dovranno adeguarsi e mandare giù il boccone amaro, anche se un minimo di regolamentazione per l'app è necessaria.
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