Diario di un Invisibile. Le due signore, liberatesi dell'abbigliamento che poteva impicciare in un combattimento, erano ormai seminude e si fronteggiavano.
[ZEUS News - www.zeusnews.it - 06-11-2011]
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Diario di un Invisibile
Mi accorsi che qualcuno era entrato dall'improviso contrarsi delle tette di Pantera, se un seno poteva avere dei bicipiti, il suo sicuramente li aveva. Istintivamente mi girai verso la porta della palestra in tempo per vedere Paola che lanciava la blusa verso Giovanna. Valutai al volo che poteva benissimo compètere con Giovanna... quantomeno come coppa ed ebbi come l'intuizione di essere una posta in palio.
Mi rilassai pensando che non era niente male essere un Messia... ma mi sbagliavo.
Paola fronteggiò Giovanna. "Se ti vuoi scopare Alberto fai pure ma sappi che c'è una fila da rispettare."
Giovanna si alzò e si mise davanti Paola. "Ehi bella, che cazzo dici?"
"Dico che te lo scopi dopo di me... se te ne lascio qualcosa."
La situazione si stava facendo decisamente interessante per me. Sì, sì. Mi piaceva fare il Messia. Ma appunto, come dicevo poco fa, mi sbagliavo. Pantera mi sollevò dal tappeto prendendomi per il bavero e mi lanciò verso l'infermiera; mi aspettavo di atterrare in morbide rotondità, invece Paola sollevò le mani per ripararsi e mi sembrò di sbattere contro un muro.
Mi respinse con forza verso Pantera che istintivamente si parò con una mossa della gamba che mi prese in pieno su di un rene con il ginocchio. Dolore orribile! Ma non ebbi il tempo di metabolizzarlo che Giovanna già mi respingeva con violenza verso Paola dicendo: "Tienitelo il tuo Messia bamboccione."
Di nuovo sbattei contro le mani-muro dell'infermiera chiedendomi se c'era un kit di pronto soccorso in quella palestra. Ovviamente nel tempo di pensarlo mi trovai ancora in volo verso Giovanna che mi afferrò e buttò a terra con una certa malagrazia che aggiunse ulteriori lividi e dolori al mio corpo e profonde ferite alla mia dignità. Da terra vidi le due signore che, liberatesi dell'abbigliamento che poteva impicciare in un combattimento, erano ormai seminude e si fronteggiavano.
"Lotta!" Disse una.
"Lotta!" Rispose l'altra e iniziò un incontro di cui ero la posta e che si sarebbe concluso per me comunque male. Pesto e malconcio com'ero mi sarei trovato nelle mani di una pazza assatanata piena d'adrenalina e altri ormoni assortiti. Forse fare il Messia non era piacevole come credevo. E valutai se svenire poteva danneggiare la mia immagine agli occhi delle mie due appassionate fedeli.
[...] L'articolo continua qui sotto.
Si riscosse dai suoi pensieri e guardò il cronografo, pochi secondi all'irruzione... poi il segnale d'assalto e nel negozietto si scatenò l'inferno. Meno di venti secondi dall'inizio dell'operazione e si buttavano giù per una ripida scala verso il cuore del Labirinto.
[...]
Matteo aveva appena finito di dare due tiri alla canna. "Che palle! Hai sentito?"
Luca annuì.
"Attaccano di nuovo, questa settimana sono proprio avvelenati. Andiamo, va."
E si buttarono nel Labirinto per l'ennesima volta, a difendere quella che in qualche modo sentivano essere la loro casa.
[...]
Marsi sbuffò nel sentire le sorde eplosioni. Ancora. Questa settimana quelli della DiSpePSIA erano proprio avvelenati. Chiuse i files, spense il computer, prelevò la micro SD e come di consuetudine si armò fino ai denti, poi prese la via del Labirinto.
[...]
Betàl al suono delle esplosioni chiuse il testo di Astrofisica che stava studiando, tirò la tenda del suo angolo di preghiera e sorridendo, nel suo tipico modo gentile e timido, si teletrasportò fuori dalla stanza.
[...]
I corridoi e gli spiazzi del Labirinto andavano riempiendosi di bizzarre creature tra cui le più strane erano proprio i nostri aggressori, bardati con un ipertecnologico corredo da combattimento. La squadra d'assalto era probabilmente composta da parecchi individui e diversi furono gli scontri fra le opposte fazioni che produssero vittime in entrambi le parti. Rimasero a lungo sulle pareti, nel tempo a seguire, macchie di sangue dei più diversi colori a testimoniare la furia di quello scontro.
[...]
Nella palestra, sul tatami, i corpi di Giovanna, Paola e il mio erano aggrovigliati... ma non per la ragione che il lettore può pensare. Nella concitazione della lotta le due pazze mi erano cadute addosso e adesso ero seppellito sotto circa 130 chili di femmine che si pestavano. Un colpo su tre di una mancava l'altra ma erano dati così bene che autonomamente decidevano che non potevano andare sprecati e allora si riversavano su di me.
Fortunatamente si sentirono le sorde eplosioni e le due s'alzarono di scatto correndo seminude come erano verso un armadietto da cui presero delle armi, poi si lanciarono verso la porta. Improvvisamente, appena sulla soglia, si fermarono e si guardarono.
"E il Messia?" disse Paola.
"E' vero! Il Messia bamboccione." rispose Giovanna.
Tornarono indietro e mi sollevarono prendendomi ognuna per un braccio, poi ancora verso la porta che si aprì improvvisamente. Era Marsi che veniva a recuperarci ma io lo seppi solo dopo, visto che l'uscio aprendosi mi colpì in piena faccia facendomi perdere i sensi.
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In un candido lettino d'ospedale
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