Diario di un Invisibile. La Terra non è solo degli umani. Molti di noi stanno in posti chiave nascondendo le loro anomalie in una rigida sceneggiatura di conformismo.
[ZEUS News - www.zeusnews.it - 17-10-2011]
Questo è un articolo su più pagine: ti invitiamo a leggere la pagina iniziale
Diario di un Invisibile
All'interno della palestra eravamo un ventina d'individui e se vi dico individui anziché persone è perché solo la metà di noi aveva aspetto umano, gli altri erano un ampio assortimento di creature solo vagamente umanoidi. Uno di questi aveva l'aspetto di quelli che gli appassionati di ufologia chiamavano i Grigi.
Giovanni ci aveva fatto sedere in circolo su di un tatami. Durante la fuga avevo visto il nostro gruppo ingrossarsi di queste bizzarre creature senza che la mia ragione si ponesse quesiti nella concitazione del momento ma ora la sorpresa era al massimo. Osservando le loro emissioni di colori notai delle sequenze comuni a tutti nell'ampia gamma di cromatismi che emettevano collettivamente.
Marsi mi rivolse la parola. "Alberto adesso hai modo di conoscere qualche appartenente al nostro eterogeneo ma affiatato gruppo, vorrei presentarteli individualmente ma credo che possiamo soprassedere alla formalità visto che fra dieci minuti potremmo essere tutti morti."
Alla frase molti risero ma a me non faceva ridere per niente! Sbottai. "Cazzo Marsi! Dove sono? Chi siete? Mi sembra la scena del bar di Guerre Stellari."
Esplosero tutti a ridere. Matteo diede di gomito a Luca dicendogli "Mi sa che non è il babbeo che pensavamo." Luca annuì iniziando tirare fuori il necessario per arrotolare uno spinello.
Continuavo a non vedere lati umoristici nella situazione; cosa ci facevo in mezzo a questi alieni? Io ero una persona normale... appena un tantinello invisibile e in grado di interpretare i sentimenti di chi mi stava attorno come sequenze di colori...
In quel momento capii l'umorismo della situazione e scoppiai a ridere. Tutti risero con me e ricorderò sempre l'arcobaleno di splendidi colori che gravitava in una danza armoniosa intorno a noi. Sentii uno spirito di squadra come mai avevo provato prima, un caldo sentimento che mi accomunava a quel gruppo di strambe creature di cui anch'io facevo parte. L'articolo continua qui sotto.
Su queste parole la pelle e le placche ossee della sua fronte si aprirono per mostrare un terzo occhio. Ero sbalordito. "Molti di noi stanno in posti chiave nascondendo le loro anomalie in una rigida sceneggiatura di conformismo, rinnegando il loro essere eppure sfruttandolo. Saresti sorpreso di sapere quanti anomali insospettabili ci sono nella Cultura, nello Spettacolo e persino nella Politica. Non ti sto parlando di normali devianze come possono essere le scelte sessuali o l'uso di stupefacenti, intendo vere e proprie mutazioni genetiche come ne vedi rappresentate qui o personaggi molto in vista che la notte andando a letto spengono i loro alteratori di Realtà percepita e si mostrano nel loro essere alieni venuti da altri mondi e dimensioni."
Se prima ero sbalordito, adesso ero allibito. "La Terra non è solo degli umani, altre creature senzienti di diversa origine la popolano. Ma non tutti i diversi sono uguali e se qualcuno si è integrato magnificamente ricavandone agi e onori, i più sono vittime dei loro simili e dei loro complici in modo interraziale. Per questo è nata la nostra comunità; noi crediamo nelle cose che ci accomunano e non in quelle che vogliono farci credere ci dividono."
Si girò verso il Grigio. "Guarda il nostro amico Betàl, viene da Aldebaran V e ha lavorato come precario nella ricerca per 32 dei suoi anni, equivalenti a 734 dei nostri anni solari, eppure ancora non ha maturato il minimo per la pensione. Guarda quant'è diverso da te nell'aspetto eppure come la sua situazione è simile alla tua!"
Guardai Betàl che mi sorrise timidamente e gentilmente annuendo. Cominciavo a capire chi erano veramente i mostri... e a odiarli. Avevo ancora in mano la pistola che cominciai a sentire come un'estensione del mio corpo fino a vederla pulsare di colori che si estendevano intorno al braccio.
"No Alberto. Non è quella che hai in mano la soluzione. Quella è solo uno degli strumenti che potresti inevitabilmente e dolorosamente essere costretto ad usare. Non siamo terroristi, piuttosto potresti definirci una... Religione."
Se prima ero allibito adesso ero completamente annichilito e privo di pensieri. "Crediamo in un fine comune e in un principio ordinatore in grado di mostrarci la sua superiore Sapienza... come ogni altra religione mai esistita. Ma qualcosa ci rende diversi da quelle... non crediamo nella centralità dell'Umana Specie (come solo qualche culto sciamanico minore diversamente afferma contro le convinzioni religiose dominanti) e abbiamo nelle nostre stesse esistenze la prova del sovrannaturale (o pittosto del supernaturale) senza la necessità di affidarci a quella cosa piuttosto nebulosa ed inconsistente che è la Fede." Fece una lunga pausa e i presenti iniziarono a salmodiare un sommesso canto, dolce e nostalgico.
"Nei miti più antichi ci sono tracce di noi devianti, da Gilgamesh ad Ercole, passando per Centauri ed Amazzoni, arrivando alle razze più strane di altri mondi esistenti o possibili. Nel tempo siamo cresciuti di numero, ci siamo combattuti e abbiamo combattuto contro gli umani, ci siamo riconosciuti e conosciuti, ora sappiamo che è venuto il tempo della nostra unione per combattere in una Guerra Finale che non siamo noi ad aver voluto... contro gli oppressori come è scritto nella nostra Profezia."
"Verrà il Tempo Ultimo in cui colui in grado di vedere i Colori dell'Anima di ogni cosa esistente, si unirà a noi per liberarci da ciò che ci nasconde, rivelando le nostre Armate a coloro che non vogliono vedere l'evidenza dell'Esistente."
Adesso il canto sarebbe stato assordante se non avesse avuto una meravigliosa armonia, le forme erano completamente sopraffatte da onde di colori come in un acquarello di Dufy.
Volevo urlare "Lasciatemi fuori. Non c'entro con queste storie. Non sono io quello che aspettate! E' uno sbaglio. Non berrò da questo amaro calice!" Invece una voce che voleva essere sommessa ma risuonò autorevole e decisa alle mie stesse orecchie disse "Sono pronto!"
Tutti tacquero e fissarono il loro sguardo su di me. La voce, ora più simile alla mia abituale, aggiunse "Però non so cosa bisogna fare, qualcuno ha dei suggerimenti?"
La risata colletiva fu epica e sugellò la mia nomina a Messia.
Ti invitiamo a leggere la pagina successiva di questo articolo:
Fare il Messia? Un mestiere come un altro
Se questo articolo ti è piaciuto e vuoi rimanere sempre informato con Zeus News
ti consigliamo di iscriverti alla Newsletter gratuita.
Inoltre puoi consigliare l'articolo utilizzando uno dei pulsanti qui
sotto, inserire un commento
(anche anonimo)
o segnalare un refuso.
© RIPRODUZIONE RISERVATA |
|
|
||
|