I figli sono pezzi di cuore

Diario di un invisibile. La ragazza era anche il suo agente sotto copertura e sua figlia. E non aveva tutti i torti.



[ZEUS News - www.zeusnews.it - 30-11-2011]

ragazza colosseo

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Diario di un Invisibile

Il colonnello De Moncler parcheggiò piuttosto lontano dalla sua destinazione ultima. Si avviò a piedi verso un cortiletto che si apriva davanti all'ingrsso indipendente di un piccolo appartamento a piano terra in un grande condòminio. Suonò alla porta e venne ad aprirgli una bellezza vistosa e piuttosto volgare in cui riconobbe Samantha.

Lei si scostò per farlo entrare. Goffredo Germano conosceva benissimo la strada verso la camera da letto ma finse di farsi guidare. Quando furono nella camera, seduti sulle opposte sponde del letto Goffredo esordì: "Non possiamo continuare a vederci in questo modo, se si venisse a sapere sarebbe uno scandalo."

"Questa è la mia copertura e ci ho lavorato molto; funziona e tanto deve bastare." replicò Samantha.
"Ma proprio una copertura da puttana dovevi sceglierti?"
"Certo! Giustifica il via vai di persone, soprattutto uomini, che come sai spesso sono informatori e ufficiali della DiSpePSIA. Inoltre intercetto anch'io molte confidenze."

Era logico, pensò De Moncler, però ugualmente era imbarazzante visto che Samantha incassava bei soldini dagli incontri. "Non dovresti guadagnarci sopra Samantha." disse paternamente.

"Cosa? Una prostituta che non si fa pagare? Ti sembrerebbe credibile? E poi diciamoci la verità... non abbiamo un'aumento di stipendio da anni, gli straordinari sono una miseria e arrivano dopo mesi e ci dobbiamo pagare da noi la divisa. Almeno arrotondo."

"Sai che tua madre non ne è contenta e se la prende con me."
"Uffa ancora questa storia della mamma? Dille una volta per tutte di non rompere se non conosce alternative. Chiaro papà?"
Il colonnello guardò la ragazza che era anche suo agente sotto copertura e sua figlia, sospirando pensò che non aveva tutti i torti.

[...] L'articolo continua qui sotto.

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Betàl, Vilfredo ed io avevamo trovato un feeeling... andavamo matti tutti e tre per la Scala Quaranta. Stavamo tranquillamente giocando quando la porta si aprì di scatto. Comparve l'ennesima testa di cuoio ma questo aveva nel suo sguardo la luce di una folle determinazione che mi venne confermata dai suoi colori. "Messia sei finito!"

L'ultima sillaba coincise con la percezione del buco nero della canna del suo fucile d'assalto puntato sulla mia faccia e pensai che l'avventura da Messia era finita. Da quel momento furono secoli di fotogrammi visti alla moviola. Vilfredo si lanciò per farmi da scudo e si prese la raffica che mi era destinata ricadendo al suolo, mentre Betàl si materializzava davanti all'aggressore in tempo per ricevere la granata termica, di cui ero bersaglio, che lo incenerì istantaneamente.

Il tempo rallentò ulteriormente e vidi la mia mano prendere il vaso di fiori sul comodino per lanciarlo verso il militare assassino; ci mise mesi per arrivare ma impattò con il suo punto più duro sul punto più tenero della sua fronte. Con lentezza burocratica una ferita si aprì nella sua fronte mentre mi guardavo volare fuori dal letto verso di lui con il pugno teso.

Qualche frazione di secondo dopo, che furono anni di tempo percepito, ero su di lui frantumando a mani nude il suo osso frontale mentre materia cerebrale e sangue mi schizzavano sulla faccia e i suoi colori confermavano il terrore ed il dolore che i suoi occhi sbarrati mostravano.

Solo quando mi resi conto che stavo colpendo una poltiglia indistinta e che non ne provavo nausea ma piacere, mi fermai per guardare i miei amici. Betàl ridotto ad un mucchietto di cenere e Vilfredo agonizzante con l'addome squarciato, mostrando le interiora come in un atlante d'anatomia e con l'aria di chi aveva ormai pochi secondi di Vita da sprecare.

Mi avvicinai a lui sapendo dalla percezione dei suoi colori che non gli restava molto. Dalla sua bocca le parole uscirono immerse nel sangue. "Alberto vuoi fare un'ultima cosa per me?"
"Certo." dissi con un filo di voce.
"Allora baciami."

Il bacio coincise con i suoi colori che si spensero nel nero. Scattai verso il cadavere di quella testa di cazzo di testa di cuoio venduta di merda e gli strappai l'arma sputando sul suo cadavere schifoso. Bagnai le dita nel sangue di Vilfredo e mi tracciai dei segni sulla faccia e sopra ci appiccicai cenere di Betàl, poi mi buttai nel Labirinto con tutti gli intenti di vendetta che erano mai stati immaginati, meditati e applicati nella storia dell'Umanità.

[...]

Samantha aveva salutato il Colonnello suo padre e atteso per un ragionevole lasso di tempo. Attivò i jammers radio che non avrebbe potuto avere se non comprandoli da se grazie ai suoi arrotondamenti allo stipendio e entrò in bagno.

Nascosto sul fondo di un flacone di detergente per l'igiene intima un micro-pulsante che prememette. Nel pavimento si aprì una botola che per una ripida scala portava nel Labirinto. Scese e percorse corridoi per parecchi minuti fino ad arrivare ad una porta con serratura a combinazione. Digitò il codice. Ebbe il passi per l'accesso. Entrò. Si trovò in un'ampia stanza che era un efficiente micro appartamento; seduta ad un tavolo Pantera che vedendola sorrise e si alzò per andare velocemente verso di lei. Poco dopo erano strette in un appassionato bacio.

[...]

Alberto aveva perso cognizione di sè stesso e vagava senza senso nel Labirinto. Non gl'importava dove andava, voleva prede e basta. Le trovò.

Tre soldati improvvisamente apparvero davanti a lui. Alzò il fucile verso di loro con calma fottendosene se i loro visori ottici ultrabanda erano in grado di renderlo visibile nonostante la sua capacità d'invisibilità. Dal loro atteggiamento capì che non lo vedevano. Li trucidò tutti e tre e loro non capirono nemmeno cosa li aveva uccisi.

Questo per la rabbia di Alberto non bastava. Voleva altre prede. E le voleva uccidere in modo lento e doloroso e magari anche simbolico. Continuò sulla strada della vendetta tra scale e corridoi del Labirinto. Ripensando all'accaduto si rese conto che non potevano vederlo con i sofisticati sensori di cui erano dotati e questo gli diede un piacevole senso d'onnipotenza.

[...]

Pantera accese la sigaretta a Samantha stesa nel letto, al suo fianco e nuda come anche lei era. Iniziò a carezzarla sul pube folto di pelo ispido e le chiese: "Com'è andato lo scambio?"

Samantha, il cui vero nome era banalmente Maria, rispose carezzando il seno di Giovanna: "Perfetto. Quel coglione dell'ingegnere non si è reso conto della sostituzione del progetto... era troppo impegnato a riprendere contatto con se stesso dopo il lavoretto che gli ho fatto per accorgersi dello scambio. Adesso 5000 visori ultrasonori ottici difettosi e inutili sono in dotazione alle forze d'assalto della DiSpePSIA."

Pantera rise. "Adesso i super maschi delle forze speciali si ridimensioneranno."
Samantha rise di risposta. "Avranno qualche vittima ma cosa importa?"
Poi affondò la faccia nell'immenso seno di Giovanna.

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Veleno Romano

Commenti all'articolo (ultimi 5 di 55)

.gipas.
Complimenti,un bel racconto che mi ha sempre tenuto in attesa della pruntata successiva ed anche abbastanza al passo dei tempi.Chissà se poteremo ancora godere di un suo prossimo racconto,per adesso Grazie!Gipas.
9-1-2012 11:57

Un asino Leggi tutto
8-1-2012 11:06

Rispostine al volo Leggi tutto
8-1-2012 02:45

Bravo Veleno Informatico. passi per gli accenti sbagliati ma ti sei anche dimenticato la regola di un'asino ciao Piero
4-1-2012 10:34

Se .... magari ..... pare facile
30-12-2011 09:04

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