Avevo sognato o mi era successo veramente? Ero svenuto o semplicemente mi ero addormentato davanti ai miei giocattoli elettronici come a volte mi succedeva?
[ZEUS News - www.zeusnews.it - 21-09-2011]
Visto il successo di pubblico e critica a Memorie di un Avatar fatto in casa e di Cronache di un futuro probabile mi propongo in questa terribile, durissima arena con il nuovo parto della mia fantasia malata.
Ho (emotivamente ed erroneamente) sempre considerato tenere un diario come un qualcosa da ragazzina. Turbamenti adolescenziali e cottarelle in salsa di cuoricini con pezzi forti rappresentati dai ritagli di foto del divo del momento presi da rivistine di gossip.
Razionalmente non è così; attività serissime impongono che si mantenga un resoconto di quanto si è fatto, degli avvenimenti occorsi, dei risultati ottenuti. Nondimeno non ne ho mai tenuto uno e ora mi trovo a farlo sotto spinta della necessità.
Il mio diario può essere paragonato a quello di un naufrago che scrive la sua cronaca senza sapere se già domani potrebbe essere stato inutile scriverla per un provvidenziale salvamento o se altrettanto inutile perché mai avrà occhi a leggerlo.
Ma lo stranissimo caso successomi richiede quantomeno che tenga per me stesso una memoria scritta, per cercare di razionalizzare quello che di razionale non ha niente. Ricostruendo, credo che possiamo datare l'inizio di tutto al 3 ottobre 2011; fu in quella data che mi recai da un fornitore di materiali surplus industriali e militari.
Appassionato di elettronica e radiantismo da sempre, ero interessato a sperimentare la ricezione delle VLF e il fornitore vendeva a prezzi irrisori ricevitori dismessi dai sottomarini russi. L'annuncio specificava che non si garantiva il corretto funzionamento degli apparati ma venivano forniti nel prezzo anche il manuale tecnico e un kit di parti di ricambio. Tornai a casa felice con oltre 20 chili di "ferraglia" elettronica.
Dopo un paio di giorni di studio del manuale, approfittando del favorevole tempo metereologico, stesi un'antenna filare sulla terrazza condominiale, gli connettei un adattatore d'impedenza e a questo un cavo che scendeva nel mio stanzino da lavoro per portare i segnali al ricevitore. L'articolo continua qui sotto.
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Dopo tre giorni il gioco cominciò a venirmi a noia com'è solito in queste cose e inevitabilmente venni tentato a modificare le prestazioni del ricevitore. Furono due giorni di saldature, sostituzioni di parti, misure con il tester e prove intermedie e alla fine venne il momento del collaudo finale. Intanto le condizioni metereologiche erano peggiorate e dei fronti temporaleschi si avvicinavano alla mia città, ma preso dal lavoro non me ne resi conto.
Iniziai a capire la situazione meteo dopo circa un quarto d'ora di ricezione, notando che sentivo frequentemente con grande intensità i crepitii tipici dei fenomeni elettrostatici naturali. Mi chiesi se non fosse più prudente staccare il cavo proveniente dall'antenna filare, magari mettendolo anche a massa; ma poi prese il sopravvento la passione e continuai nell'ascolto.
Improvvisamente un crepitio fortissimo accompagnato dalla sensazione di pressione acustica che dà un infrasuono di forte intensità, mi colpì con violenza le orecchie; istintivamente mi mossi per togliermi le cuffie ma il mio movimento fu rallentato dal vedere, nella semioscurità dello stanzino, una specie di Fuoco di Sant'Elmo intorno al cavo d'antenna che velocemente si espandeva nell'ambiente in una sorta di aurora boreale. La pressione acustica, nel breve istante di ritardo, si fece intollerabile e persi i sensi.
Mi risvegliai la mattina dopo con i suoni della cuffia nelle orecchie ormai nella norma e la luce di una giornata serena che entrava dalla finestra. Mentre mi toglievo il trasduttore acustico mi colpì la memoria del'accaduto e non sapevo se andava classificata nel reale o nell'onirico. Avevo sognato o m'era successo veramente? Ero svenuto o semplicemente mi ero addormentato davanti ai miei "giocattoli" elettronici come a volte mi succedeva?
Non avevo impegni particolari per la giornata, da ultracinquantenne sfigato, eternamente precario e per la data attuale totalmente disoccupato ero totalmente e piuttosto inutilmente padrone assoluto del mio tempo.
Vista la nottata passata in posizione di riposo piuttosto scomoda avrei potuto andare tranquillamente a letto e concedermi qualche ora di sonno in condizioni più corrette ma non mi sentivo stanco. Decisi di farmi un caffè e presi in considerazione l'idea di mettermi al computer per mandare avanti un paio di lavori noiosi e malpagati che già da giorni (demotivato) rinviavo.
L'alternativa era sacrificare la mia ultima liquidità per andare a pagare una bolletta che languiva da un paio di settimane. Mi seccava rimanere con solo pochi euro in tasca ma forse era meglio approfittare della situazione per togliersi l'inevitabile peso. Presi il mio caffè, andai in bagno, mi buttai addosso stracci di bancarella scelti quasi casualmente nell'armadio e uscii.
Non ho mai avuto una buona opinione dell'intelligenza del mio prossimo, lo confesso, ma oggi parecchi mi sembravano decisamente più imbecilli del solito. Dopo mezz'ora che camminavo avevo rischiato di essere investito su di un passaggio pedonale, un paio di idioti mi erano venuti addosso camminando come se non mi avessero visto e una mamma deficiente m'aveva dato la carrozzina del suo orrido marmocchio negli stinchi.
E hai voglia a prostestare e a incazzarmi; sembrava che né mi vedessero, né mi sentissero. Dentro di me augurai alla stupidissima mammina e al frutto dei suoi cromosomi una scena alla Corazzata Potemkin senza verbalizzarglielo... anche se mi avesse sentito probabilmente non avrebbe capito.
Un barbone dall'aria piuttosto allucinata mi si avvicinò.
"Non ti arrabiare. Non ti può vedere. Quelli come lei non hanno l'occhio magnetico."
Lo guardai mentre nel mio cervello le sue parole giravano cercando un senso.
"Scusa? Non ho capito."
"Sei nuovo della situazione. Hai il colore di quelli nuovi. Presto farai pure te l'occhio magnetico ai colori delle persone e capirai chi ti vede e quando."
Peggio di prima, la spiegazione era sibillina e restai a fissarlo. Il tipo mi sorrise.
"Hai qualche spiccio per me? Una sigaretta?"
Feci un rapido calcolo mentale delle mie risorse e gli diedi dal mio povero bilancio di che farsi tre sigarette con tabacco sfuso e cartine e di che comprarsi un vinaccio da delirium tremens in tetrabrick.
Continuai il mio camminare per sentire dopo pochi passi la sua voce che mi diceva:
"Stai molto attento. Non ti possono vedere tutti e di quelli che possono farlo non tutti sono amici. Impara presto se vuoi campare."
Ci mancava il barbone visionario oggi! Scrollai la testa annuendo senza voltarmi.
"Va bene, grazie. Faccio tesoro dei tuoi consigli." gli risposi. Proseguii per la mia strada.
Avrei potuto pagare la bolletta in un qualunque punto autorizzato ma preferii andare all'ufficio postale che era per me sempre un interessante quanto doloroso spaccato di vita quotidiana con i suoi personaggi che si muovevano nel teatro della "finanza dei semplici". Presi il numero e attesi il mio turno, apparentemente lungo da venire.
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La candid camera
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