Fa discutere la richiesta di archiviazione delle querele per i commenti offensivi nel caso Segre/Seymand.
[ZEUS News - www.zeusnews.it - 08-12-2024]
Una signora della buona - anzi buonissima - società torinese, che è stata anche un personaggio pubblico e un personaggio politico, tradisce non il marito ma il suo fidanzato, che è anche il suo socio in affari, poco prima delle nozze già annunciate a tutto il mondo. Lui si arrabbia, non la prende per niente bene: nella festa per il suo compleanno, pubblica, organizzata dalla signora in onore del fidanzato, le annuncia che non si sposano più e che è libera di sposare il suo concorrente.
Sarebbero affari loro - anzi, in effetti lo sono; se non fosse che il discorso di addio, fatto pubblicamente davanti a un centinaio di personaggi, camerieri in servizio e altri invitati, viene ripreso e messo in Rete. A questo punto moltissimi pensano che non sia una storia vera ma il solito reality show, oppure una fiction, oppure una puntata di una trasmissione Tv sui tradimenti.
Moltissimi dicono la loro: c'è chi lo fa in modo più tranquillo; c'è chi lo fa in modo becero e volgare; ma il mondo si divide, come sempre, tra chi prende le parti di lei, chi di lui, chi li condanna entrambi.
A questo punto lei si arrabbia: scarta tutti i commenti che la esaltano, anzi ne è confortata; ignora i commenti che vorrebbero tutti e due esiliati; ignora pure tutti i commenti che accusano lui di essere il colpevole del tradimento di lei e vorrebbero imporgli delle pene ulteriori rispetto al tradimento. La signora prende solo una parte dei commenti contro di lei - certamente i peggiori, fra cui certamente alcuni insulti in nessun modo scusabili o giustificabili - e denuncia tutti.
Intanto trova una qualche forma di transazione con l'ex fidanzato/socio; afferma su tutti i giornali di aver dimenticato l'uomo e il suo gesto, di essere di nuovo innamorata e felice.
A questo punto il giudice che si trova di fronte tutte quelle querele le archivia; in sostanza dice che non si è fatto male a nessuno: quella gente che ha commentato in modo anche volgare e inconsulto non era né pensava di essere nella vita reale, ma era nel virtuale; pertanto non merita pene reali per cose dette in Rete e che difficilmente direbbe di persona, fisicamente, a tu per tu.
La persona che si ritiene offesa e dice di aver dimenticato tutto però non la prende bene e sostiene che il giudice sbaglia.
In Italia ora è un momento in cui non è facile fare il giudice (ammesso che ci sia stato un momento in cui era facile); infatti in Italia abbiamo perfino più giudici uccisi negli ultimi 30 anni che in qualsiasi altro Paese europeo.
Secondo molti, i giudici sono troppo severi e mandano troppe persone in galera; per molti altri, sono troppo poco severi e liberano troppe persone o sono troppo indulgenti; per alcuni, infine, i giudici sono troppo deboli perfino quando danno l'ergastolo a qualcuno.
In effetti a volte la stessa persona vorrebbe dare l'ergastolo ai suoi nemici personali, o politici, o in affari - e poi liberare tutti i suoi amici senza nemmeno processarli.
Il problema è che noi non siamo giudici; non siamo laureati in legge; non abbiamo fatto né vinto il concorso. In compenso abbiamo il Web, la Rete, dove ognuno in pochi secondi diventa giudice o avvocato - quando vuole, senza concorso o laurea - oppure vittima, oppure si atteggia a vittima e magari anche a carnefice.
I giudici di Torino in pratica è come se avessero detto: voi fate i giudici in Rete; magari non valete molto e siete ingiusti e volgari; ma chi se ne frega, tanto le cose nascono e muoiono in Rete; a meno che le cose poi non escano dalla Rete e diventino reali: solo a quel punto ci pensiamo noi.
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