Lampi di Cassandra / Cosa ne è stato della candidatura di Assange al Nobel per la Pace?
[ZEUS News - www.zeusnews.it - 10-10-2022]
Julian Assange, cittadino australiano e giornalista, ancora oggi sta marcendo nel carcere di massima sicurezza di Belmarsh nel Regno Unito; in un paese dove si pone una grande attenzione sui regnanti, ma dove un innocente resta tuttora in galera, senza essere cittadino di quel paese e senza essere accusato di nessun reato.
Sta lì mentre il locale governo non ha ancora deciso quando consegnarlo a un paese terzo, gli Stati Uniti, dove è accusato di molti reati, sulle motivazioni dei quali non vale la pena di spendere altre parole.
Ha la gravissima colpa di aver fatto il suo mestiere e aver permesso alla gente di essere informata e quindi più libera. "Libera" nel senso usato da Gesù nel Vangelo di Giovanni (8, 32): "Conoscerete la verità e la verità vi farà liberi". E quindi Assange soddisfa pienamente alla definizione di eroe: "Eroe è colui che, andando contro il proprio vantaggio e la propria sicurezza, compie un'azione dalla quale molti altri trarranno reale beneficio".
Ahimè,troppe persone considerano questa una cosa poco importante per le loro vite. È dal lontano 7 dicembre 2010 che Assange ha vissuto privo della libertà di muoversi e di avere relazioni sociali, tra confinamenti e detenzioni di diverso tipo; da tre anni vive in regime di isolamento in un carcere di massima sicurezza.
Sono anni che le luci dei media lo hanno abbandonato e, a parte alcuni isolati articoli apparsi sulla stampa italiana, che variavano dal disinformato al nauseante, Assange "mediaticamente" non esiste più. Questo per lui aggrava il pericolo; chi si trova nelle sue condizioni di oppressione può solo trarre beneficio dall'attenzione dei media.
È anche per questo che alla fine del 2021 Cassandra aveva promosso e partecipato a una campagna volta a candidare Julian Assange per il premio Nobel per la Pace 2022, diretta anche ai parlamentari italiani ed europei.
Pochi giorni fa c'è stata l'assegnazione del premio, che è andato invece ad Ales Bialiatski, un attivista bielorusso noto per il suo lavoro sui diritti civili, e a due organizzazioni umanitarie: Russia's Memorial e Ukraine's Center for civil Liberties.
Nulla ovviamente da dire sui vincitori. Semmai si può notare come, rispetto alla candidatura di Assange, questa scelta non crei nessun conflitto tra Unione Europea e Stati Uniti, mentre l'assegnazione del Nobel ad Assange avrebbe visto l'UE in contrapposizione con USA e UK.
Andreottianamente si potrebbero fare evidenti considerazioni sul fatto che per il secondo anno consecutivo il premio viene assegnato a dissidenti di paesi dell'ex Unione Sovietica. Sarebbe stato un atto molto più oggettivo e coraggioso se il Comitato Norvegese per il Nobel per la Pace avesse pescato il vincitore tra i "dissidenti e oppressi di casa nostra", cosa che avrebbe certamente reso infelici ben 5 nazioni, appartenenti alle cosiddette "democrazie occidentali".
E così il mancato supporto ad Assange, che l'assegnazione del Nobel avrebbe fornito, lo lascia in quella condizione di oppressione e di pericolo che certamente sarebbe stata contrastata, sia dall'assegnazione del premio in sé sia dai riflettori dei media, riflettori che l'avrebbero dovuto inquadrare di nuovo.
È stata infine, ancora una volta, un'occasione perduta per assegnare un Nobel coraggioso, più attento ai meriti e alla sostanza dei fatti che alla politica del momento.
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