L'impianto sottopelle che si riassorbe col tempo

Realizzato con materiali biocompatibili, svanisce senza lasciare traccia né creare pericolo per il paziente.



[ZEUS News - www.zeusnews.it - 19-01-2013]

transient electronics

L'utilizzo di dispositivi elettronici che vengono impiantati all'interno del corpo umano per motivi medici, ormai, non è certo una novità: si tratta di una pratica comune che, tuttavia, presenta alcuni problemi.

Lasciare a lungo un dispositivo estraneo all'interno del corpo fa sorgere domande circa la sua biocompatibilità sul lungo periodo; se poi si tratta di impianti che devono svolgere un compito per un periodo limitato, al fastidio dell'operazione per l'impianto si aggiunge quello della procedura inversa per l'espianto.

Il professor John Rogers, dell'Università dell'Illinois a Urbana-Champaign (insieme a colleghi della Tufts University e della Northwestern University), ha ideato una soluzione alternativa: adoperare dispositivi che si "dissolvono" dopo un periodo di tempo prestabilito e vengono riassorbiti all'interno del corpo umano.

L'idea è stata battezzata transient electronics, ossia sistemi elettronici transitori, proprio a indicare la "deperibilità" dei componenti adoperati.

Il segreto sta nell'utilizzo di materiali biocompatibili - come il silicio e il magnesio - disposti in strati così sottili da dissolversi in giorni o settimane; i circuiti così realizzati sono poi rivestiti da uno strato di seta, il cui spessore è ciò che determina il tempo necessario al dispositivo per scomparire.

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I test hanno permesso di realizzare con successo tutta una serie di dispositivi "a scomparsa programmata" come sensori di temperatura, fotosensori, celle solari, antenne e persino una fotocamera a 64 pixel. Un esperimento su dei ratti ha consentito inoltre di mettere all'opera un sensore transitorio studiato per individuare e prevenire l'insorgenza di infezioni post-operatorie.

Oltre alle applicazioni mediche, questa tecnologia può fornire la soluzione per la realizzazione di sensori ambientali che in definitiva non avrebbero alcun impatto sull'ambiente poiché scomparirebbero completamente e la creazione di prodotti di elettronica di consumo ecologici, riducendo il quantitativo di rifiuti elettronici (e-waste).

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Commenti all'articolo (5)

@Alex: E' vero quello che scrivi anche se un componente passivo non puo' funzionare quando non e' telealimentato (forse bisognerebbe dire "radioalimentato"). Nello specifico l'RFID puo' essere letto ed in alcuni casi scritto ma solo con un dispositivo esterno. Ma il suo stato non potrebbe cambiare lontano dall'antenna che lo... Leggi tutto
21-1-2013 12:24

{Alex}
Se sono RFID passivi non hanno bisogno di batteria: elaborano e ritrasmettono segnali solo quando un'antenna esterna induce una corrente nei loro circuiti. Buona innovazione, non c'è che dire...
20-1-2013 21:51

@Cesco67 Cavoli non ci avevo pensato! :shock: Spero che non sia che ogni tanto devi infilare le dita nella 220Volt. :lol: Ciao
20-1-2013 20:21

Mi chiedevo come questi dispositivi si alimentano, perche' non credo che anche le batterie possano essere "assorbite" dall'organismo. Forse per induzione da una fonte esterna?
20-1-2013 18:37

Ma aumenta la defecazione!!! Da qualche parte devono uscire! :lol: :lol: :lol: Ciao Leggi tutto
20-1-2013 12:48

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