La paura dell'intelligenza artificiale può tornare in soffitta, fino al prossimo allarme.
[ZEUS News - www.zeusnews.it - 04-05-2021]
Alcuni giorni fa si diffuse una notizia un po' inquietante.
Si raccontò che un gruppo di politici olandesi, in qualità di rappresentanti del Ministero degli Esteri, avesse partecipato a una videoconferenza con un uomo che affermava di essere - e sembrava in maniera molto convincente - Leonid Volkov, capo dello staff di Alexei Navalny, noto politico russo di opposizione.
A quanto si disse allora, l'uomo in videochat però non era affatto Volkov, ma un impostore che ne aveva assunto le sembianze tramite la tecnica del deepfake, quella che abbiamo visto utilizzare anche su app comuni come Skype o Zoom per impersonare volti noti.
I deepfake sono spesso abbastanza convincenti, ma mai perfetti: con un po' di attenzione è possibile addirittura riconoscerli a occhio.
L'uomo che pareva Volkov (e che in seguito ha ingannato anche politici britannici, lituani, lettoni, estoni), però, era decisamente perfetto. Da qui nacque una breve ma accorata campagna volta a denunciare i pericoli di una tecnologia che, ormai fuori controllo, avrebbe reso impossibile capire se chi ci sta di fronte sia davvero ciò che dice di essere, con tutto ciò che ne consegue in termini di truffe e furti d'identità.
Il guaio è che, sebbene l'uomo in chat fosse davvero un impostore, i deepfake non c'entrano nulla: chi ha organizzato il tutto ha semplicemente usato un sosia.
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L'ha ammesso l'ideatore di quello che ha definito un semplice «scherzo», Vladimir Kuznetsov, in una videochiamata alla nota testata online The Verge, durante la quale ha presentato anche Alexei Stolyarov, ossia proprio l'imitatore di Volkov.
«Non ho dovuto preparare molte cose per assomigliare al vero Volkov» ha dichiarato Stolyarov. «Ho solo usato dei pennelli e dei colori, ed è stato abbastanza».
In effetti, Kuznetsov e Stolyarov questo fanno abitualmente: organizzano «scherzi» anche molto elaborati e in passato hanno già più volte tratto in inganno diversi politici e personaggi famosi, da Boris Johnson a Justin Trudeau, da Elton John a Bernie Sanders, e per un certo periodo hanno anche gestito un proprio show sulla TV di Stato russa.
Avrebbero quindi scelto, per la loro esibizione successiva, di "interpretare" Volkov semplicemente a causa della notorietà di Navalny, della somiglianza tra Volkov e Stolyarov, e perché Volkov non ha avuto molti incontri con politici occidentali, i quali non potevano quindi notare differenze di voce e di comportamento tra l'imitatore e l'originale.
«Il nostro lavoro è fare scherzi alle personalità e alle celebrità e divertirci un sacco e pubblicare il tutto sui social media» hanno dichiarato.
La notorietà dell'imitazione di Volkov è stata dai due ben gradita, e ingigantita da quella particolare paura dell'ignoto che è la percezione che la tecnologia - l'intelligenza artificiale in particolare - possa un giorno sfuggire al controllo; tale paura non è stata peraltro sfruttata coscientemente dai due per aumentare la risonanza di quanto fatto, ma l'idea che tutto ciò fosse frutto di un deepfake è stata suggerita da un politico lettone quando ha scoperto di non trovarsi davanti al politico russo, ma a due "burloni".
Si tratterebbe, insomma, di un caso di uno scherzo sfuggito di mano fino a diventare molto più grosso di quanto fosse o volesse essere in realtà. Addirittura, è riuscito a diventare una lezione sulla facilità con cui si può diffondere la disinformazione e di come prima di dare l'allarme sia sempre meglio andare a fondo.
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