Cassandra Crossing/ Find My Device? O Find Me? (3)
[ZEUS News - www.zeusnews.it - 03-02-2025]
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Find My Device o piuttosto Find Me?
Non so se questa esposizione vi ha fatto scattare un ricordo; se non fosse successo, basta un'ulteriore parola: "Immuni".
Sì, il posizionamento via Bluetooth era proprio il modo che Immuni utilizzava per la sua controversa metodologia di rilevamento del contatto con persone positive; la memorizzazione preventiva e generalizzata di informazioni "anonime" (si vedono le virgolette?) in un cloud era il sistema che ne consentiva il funzionamento.
Non è qui di interesse riparlare di Immuni e della sua maggiore o minore efficacia per l'impiego che avrebbe dovuto avere. Cassandra d'altra parte le aveva dedicato una intera serie di esternazioni, che gli eventuali cultori di informatica retrò (ma neanche tanto) possono trovare qui. Merita forse ricordare come l'opzione che permetteva di disabilitare il tracciamento anticovid, apparsa tra le opzioni di tutti gli smartphone, sia oggi sparita. L'opzione, non la funzionalità.
È invece necessario ripetere l'obiezione di fondo contro l'utilizzo di reti globali per la raccolta di dati che localizzino device e persone.
Quando la posta in gioco è stata la sconfitta di una pandemia, era naturale discuterla e tentare di sfruttarla. Ma ritrovare l'auricolare sinistro che vi è caduto in treno, oppure un device che vi è stato rubato, vale davvero i pericoli che tutti corrono, dovuti alla creazione di una simile banca dati su tutti? Ripeto, su tutti!
Da una parte, anche senza questa rete globale di spionaggio, è tranquillamente possibile localizzare e bloccare un device smarrito o rubato, quando viene acceso. Dall'altra, non è di nessuna rassicurazione il fatto che Apple, Google e gli altri giurino e spieghino che i dati raccolti sono innocui perché anonimizzati. Questo per due ottime ragioni.
La prima è che anche se tutto quello che viene raccontato fosse vero ed esatto, e fosse così dimostrato che le grandi DotCom coinvolte generosamente e disinteressatamente mantengono una infrastruttura informatica e se ne accollano le spese solo perché non vogliono costringervi ad acquistare un nuovo paio di auricolari (strano, perché ve li venderebbero loro), questo non impedirebbe che future evoluzioni finanziarie o politiche utilizzassero questi dati e queste infrastrutture per altri e meno nobili fini.
La seconda ragione è che non si tratta di un problema di buona fede commerciale o di sicurezza informatica. È la raccolta di dati in sé che è pericolosa e non dovrebbe essere fatta se non assolutamente necessario, e solo dopo un serio bilancio costi/benefici.
Qualcuno per caso ha appena pensato «Sembra di sentir parlare del GDPR»? Certamente! È proprio il GDPR, o meglio il tipo di problemi che il GDPR tenta di risolvere.
Sulla questione della raccolta di dati, Cassandra utilizzava nei suoi corsi un paragone: qualsiasi raccolta di dati deve essere valutata e gestita come un reagente chimico altamente tossico. Se il reagente è utile, si considera prima se esistono alternative meno pericolose. Se non ne esistono, si decide di usarlo solo dove serve, nelle minime quantità possibili, per il tempo più breve possibile, smaltendolo poi nella maniera più sicura. Proprio quello che dice il GDPR: minimizzazione dei dati raccolti, minimizzazione della estensione della raccolta, minimizzazione del trattamento dei dati, minimizzazione della conservazione dei dati.
Ma è inutile pensare di essere onnipotenti. Non basta scegliere un certo device, consultare letteratura tecnica o leggere blog. Nessuno sa davvero come funzionano queste cose, quando si trovano nella pancia di stati nazione o colossi tecnologici. E certamente nessuno sa come queste cose potranno malfunzionare, o come funzioneranno in un prossimo futuro, per quali scopi saranno usate e con quali conseguenze.
Solo un piccolo esempio di cronaca, giusto per ricordare. Pochi mesi or sono alcune femmine umane di alcuni stati di una certa confederazione, che usavano certe app per tener traccia di alcuni propri dati personali, si sono ritrovate a essere ricercate come criminali, solo per aver esercitato un proprio diritto, improvvisamente diventato un reato. Grazie ai dati gentilmente ceduti.
Come Cassandra ama ricordare, l'unica possibilità che è rimasta per gli individui che devono vivere nella realtà tecnologica che ci circonda, è quella della riduzione del danno. Ogni nuova applicazione o servizio deve essere usato con criterio e solo se serve. Il fascino della novità, in questo caso, è un nemico contro cui lottare.
Quindi è indispensabile fare la fatica di decidere se adottare alcuni comportamenti, come spegnere il Bluetooth dove e quando possibile, oppure non registrare i propri device sui propri account personali, o su servizi tipo Find My, a meno che non sia utile o necessario; e farlo invece tranquillamente solo se e quando davvero serve, e solo se non si vedono controindicazioni.
Oppure lasciarsi trascinare dalla corrente delle mode, far finta che il tecnocontrollo sociale sia un'invenzione di paranoici di professione come Orwell o Cassandra, e diventare Eloi tecnologicamente generati.
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